mercoledì 12 aprile 2017

[ANTONELLA MAIA, Dieci passi sull’arcobaleno –dieci donne, dieci colori, dieci storie di vita, Montevarchi, Harmakis Edizioni, 2017] di Dante Maffia

[ANTONELLA MAIA, Dieci passi sull’arcobaleno –dieci donne, dieci colori, dieci storie di vita, Montevarchi, Harmakis Edizioni, 2017]
di Dante Maffia


Piero Chiara, Giuseppe Pontiggia, Tommaso Landolfi e Dino Buzzati hanno spesso ripetuto che scrivere racconti è estremamente più difficile che scrivere romanzi o poesie. Lo dicevano un po’ per gioco e un po’ seriamente, perché in effetti il racconto deve essere, nell’argomentare, ampio come un romanzo, e sintetico come una poesia. Eppure per lungo tempo le case editrici, piccole e grandi, hanno cancellato dai cataloghi i libri di racconti con le scuse più disparate.
Da un po’ di tempo però sembra che l’interesse stia crescendo e infatti non sono poche le opere recentemente pubblicate.
Ho tra le mani Dieci passi sull’arcobaleno – dieci donne, dieci colori. Dieci storie di vita di Antonella Maia, narratrice piemontese già con alcune positive esperienze che l’hanno fatta conoscere da poco agli addetti ai lavori.
La sua scrittura è ammiccante, fresca e appetitosa e si impone immediatamente.
I dieci racconti si leggono tutto d’un fiato, non è il solito modo di dire, e hanno riferimenti così calzanti che sembrano essere stati attinti a fatti realmente accaduti. Ogni colore ha il suo nome di donna e la città in cui la storia si svolge. Elena a Genova, Margherita a Firenze, Magdalina a Milano, Gemma a Parma, Ginevra a Trisete, Viviana a Reggio Calabria, per fare qualche esempio e bisogna dire che nomi e ambientazioni, paesaggio e carattere di ognuna non sono pura invenzione narrativa, ma qualcosa di più coinvolgente, perché la Maia riesce a compenetrarsi e a rendere viva ogni cosa.
Nel mondo femminile c’è di tutto, ed è proprio questo tutto che circola nei racconti così che non possono mancare sogni e progetti infranti, delusioni e speranze, amori e tradimenti, beffe e inganni. C’è l’intero variegato catalogo delle miserie umane che Antonella Maia racconta quasi con aria innocente, come se stesse semplicemente facendo il resoconto degli eventi a un gruppo di amici nel salotto. Ed è forse proprio questo suo atteggiamento naturale che rende la scrittura fluida e limpida, piacevole e priva di quegli intoppi che a volte appesantiscono anche opere di autori ormai famosi.
Mi pare evidente che soltanto una donna sensibile e agguerrita, umanamente e letterariamente parlando, poteva entrare così direttamente nei segreti di tante donne e raccontarne perfino le reazioni intime.
Va dato atto alla narratrice di possedere qualità davvero convincenti, di essere brava sia sul piano stilistico e sia su quello psicologico. Non era per nulla facile affrontare storie diciamo pure usuali e farne momenti narrativi felici. Sarebbe bastato lasciarsi andare all’effetto per cadere subito nella cronaca. La Maia invece resta in equilibrio e fa di ogni donna un esempio indimenticabile, dieci icone che restano nel nostro immaginario in maniera indelebile.




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