giovedì 30 settembre 2010

IL ROSSO E IL NERO di STENDHAL


Il rosso e il nero di Stendhal
Giovanni Pistoia


-         - Come, scappi? Proprio tu, Saint-Giraud, con quell’aria di brava persona, avresti commesso un delitto? – disse Falcoz ridendo.
-         - In verità, tanto varrebbe. Fuggo la vita abominevole che si conduce in provincia. Come sai, amo la freschezza dei boschi e la tranquillità campestre; mi hai spesso accusato di essere un romantico. Non ho mai voluto in vita mia sentir parlare di politica, e la politica mi costringe a scappare.
-         - Ma di che partito sei?
-         - Di nessuno, ed è la mia rovina. Vuoi sapere qual è tutta la mia politica? Amo la musica, la pittura; un buon libro è un avvenimento per me. Avrò fra poco quarantaquattr’anni. Quanto mi resta da vivere? Quindici, venti, trent’anni al più? Ebbene, scommetto che fra trent’anni i ministri saranno un po’ più abili di quelli di oggi, ma altrettanto onesti. La storia d’Inghilterra mi fa da specchio per il nostro avvenire. Ci sarà sempre un re che vorrà estendere le sue prerogative, ci saran sempre dei ricchi di provincia a cui l’ambizione di diventar deputati, la gloria e le centinaia di migliaia di franchi guadagnati da Mirabeau toglieranno il sonno: questo si chiamerà per loro esse liberali e amare il popolo. Ci saran sempre dei reazionari, spronati dal desiderio di diventar Pari o Gentiluomini di Camera. Sulla nave dello Stato tutti vorranno occuparsi della manovra, ch’è ben pagata. Non ci sarà mai un misero posticino per il semplice passeggero?


È un brano tratto dal volume “Il rosso e il nero” di Stendhal. Il romanzo che racconta la vita, breve e drammatica, di Julien Sorel, giovane brillante, intelligente, contraddittorio, romantico e cinico nella Francia della Restaurazione. La sua ansia per una rapida scalata sociale, il tentativo di entrare da protagonista in una società che, tra l’altro, non ama, la sua acuta intelligenza, i suoi amori, ora passionali ora cerebrali, lo conducono, invece, in ben altra direzione.

La storia raccontata da Stenthal, con uno stile che ancora oggi si fa leggere con disinvoltura, non è del tutto romanzata. Tutt’altro. È storia vera. I fatti principali sono realmente accaduti nel 1826 nei dintorni di Rennes. Ma la vicenda è l’occasione per l’autore di scrivere un testo che è un romanzo storico, perché sullo sfondo, e neanche tanto in ombra, c’è la Francia del dopo Napoleone. È l’occasione per descrivere con dovizia di particolari, e con brio, i costumi della nobiltà dell’epoca, degli ambienti parigini e quelli delle piccole comunità.

L’autore, nel raccontarci le avventure dei protagonisti, sembra vestire i panni dello psicologo e esaminare, con attenzione analitica, i turbamenti di quei personaggi. Ed è, forse, per questo motivo che Julien Sorel, le protagoniste femminili, Louise de Rènal e Matilde de La Mole, e tanti altri ancora, ci appaiono in tutta la loro essenza. Non esistono comparse nel romanzo, tutti sono figure di spicco. Ognuno occupa un posto prestabilito nella società e dalla società. Ognuno è raffigurato e descritto nel contesto in cui opera. Ogni personaggio sa perfettamente il posto che deve occupare secondo le convenzioni e la tradizione. Chi, per una ragione o l’altra, turba lo status quo, è da condannare. E da condannare sono, infatti, i protagonisti del romanzo, perché hanno osato mettersi contro l’opinione pubblica (un tema molto caro a Stendhal): Julien che cerca un’ascesa sociale impossibile, la moglie del sindaco che diventa l’amante di Julien (amante e, addirittura, di un domestico!), Matilde, giovanissima gemma dell’alta società francese, che si innamora di Julien (sempre lui!), segretario del padre, tanto da restarne incinta. E la condanna puntuale viene.

L’opinione pubblica è un tema ripreso più volte nel romanzo. Sin dalle prime pagine Stendhal considera quella delle piccole comunità, una tirannide. “La tirannia dell’opinione pubblica (e quale opinione!) è altrettanto cretina nelle piccole città della Francia che negli Stati Uniti d’America.” E il libro si chiude ancora su questo tema: “Nei paesi dove l’opinione pubblica fa legge, cosa che d’altronde procura la libertà, si ha questo inconveniente, ch’essa s’immischia anche di ciò che non la riguarda: per esempio, della vita privata. Da qui molte tristi conseguenze, che si possono notare in America e in Inghilterra.”

La storia dei protagonisti finisce per essere, in fondo, poco rilevante nella struttura complessiva del romanzo. Essa serve, in ultima istanza, all’autore per delineare, con rigore e con partecipazione, il sistema sociale della Francia; per sottolineare il clima reazionario post-napoleonico e, soprattutto, per analizzare, garbatamente e, in alcune pagine, con sottile umorismo, l’ampia dote di ipocrisia che sta dietro i rapporti umani. Una dote, quest’ultima, che sopravvive ai tempi, ai regimi e ai sistemi politici.

Il romanzo risale al 1830. Il contesto storico è fortemente cambiato. Tantissimi avvenimenti hanno attraversato l’Europa in questi due secoli. Eppure si legge con facilità. È un affresco della società e del pensiero di un’epoca. L’analisi psicologica dei personaggi è accattivante. Tante affermazioni e concetti sono di grande attualità. “Il rosso e il nero” è un classico della letteratura, e non solo francese. Leggerlo, o rileggerlo, è tempo guadagnato.

Stendhal
Il rosso e il nero
Cronaca del 1830
Traduzione di Diego Valeri
Nota introduttiva di Emilio Faccioli
Con uno scritto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Einaudi 1977
 Nell’immagine, la copertina del volume

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