martedì 30 ottobre 2007

agenda/Il piacere di ascoltare e leggere



Progetto:
Il piacere di ascoltare e leggere

di Giulia Benvenuto



Corso di formazione a Corigliano Calabro (Cosenza)
28 e 29 Novembre 2007
Motivazione

Questa iniziativa nasce in seguito alla presentazione del Progetto “Leggere per Crescere” che si è svolta nel mese di Luglio del 2007 a Corigliano Calabro (Cosenza) e si propone di sensibilizzare le famiglie sull’importanza della lettura ad alta voce ai e coi bambini in età prescolare, per favorirne un pieno sviluppo psico-emotivo, oltre alla creazione di una relazione affettiva con il libro, promuovendo nel contempo un atteggiamento positivo nei confronti della lettura.

La passione per la lettura può nascere spontaneamente, ma la proposta dell’adulto al momento giusto è fondamentale per suscitare un nuovo interesse da parte del bambino.
Pertanto, è nato il desiderio di coinvolgere i bambini in modo diretto con proposte che trasmettono valori importanti per la loro formazione anche attraverso attività ludiche e, quindi, divertendosi.

Il Progetto mira, attraverso la cooperazione degli operatori che si occupano direttamente dei bambini, a favorire la narrazione, offrendo loro il nutrimento necessario per sviluppare la fantasia, la creatività e per conquistare competenze immaginative utili e fondamentali per la loro crescita.

Metodologie

Verrà privilegiata la tecnica della lettura ad alta voce, utilizzando diverse modalità quali la narrazione, il racconto e l’ animazione.

Si creerà un laboratorio di lettura dove i bambini, accompagnati da educatrici, docenti o genitori, possano accedere liberamente ai libri, poterli toccare, sfogliare, leggere.

Un percorso ideale che accompagna in un’esplorazione del libro e delle sue molteplici possibilità manipolative, creative, rielaborative con lo stile del piacere, del divertimento e della motivazione attiva e partecipativa

Finalità

Motivare le famiglie a raccontare leggendo ad alta voce ai bambini.

Sensibilizzare le istituzioni affinché condividano i principi del suddetto Progetto.

Formare gli operatori orientandoli ad utilizzare sistematicamente il metodo della lettura ad alta voce.

Obiettivi

Sostenere la crescita e il benessere del bambino.

Suscitare la passione per la lettura destando interesse e curiosità verso i libri attraverso la lettura praticata dagli adulti.

Aumentare i tempi di attenzione attraverso l’ascolto e stimolando la creazione di immagini mentali.

Considerare il libro fonte di magia, conoscenza , fantasia ed emozioni tra chi ascolta e chi legge.

LO SVILUPPO DEL PROGETTO:

CORSO DI FORMAZIONE (28-29 novembre 2007)
PER EDUCATRICI di ASILI NIDO, DOCENTI DI SCUOLE DELL’INFANZIA E VOLONTARI

Le tematiche affrontate durante il corso riguarderanno:

lo sviluppo psico-emotivo del bambino attraverso lo strumento della lettura ad alta voce;

caratteristiche e criteri di scelta delle produzioni editoriali per i bambini;

tecniche di animazione alla lettura

organizzato da GSK (GlaxoSmithKline) in collaborazione con i referenti locali del Progetto.

INCONTRI POMERIDIANI DI ANIMAZIONE ALLA LETTURA IN BIBLIOTECA
con gruppi di 15 bambini organizzati dalla Fondazione De Luca

INCONTRI DI SENSIBILIZZAZIONE SERALE
per genitori organizzati dalla Fondazione e dalla Scuola

INCONTRI CON GLI SCRITTORI/ILLUSTRATORI
per bambini da 0 a 5 anni Scuola dell’Infanzia – Scuola primaria organizzati dalla Fondazione, Scuola, Ente Locale

ISTITUZIONI COINVOLTE:

Amministrazione Comunale di Corigliano Calabro; Fondazione Carmine De Luca – Onlus; Scuole; Biblioteche; Pediatri; GlaxoSmithKline; Aziende; Librerie; Farmacisti; Associazione Culturale ”Il Seme”

SPESE PREVISTE:

acquisto libri;
interventi con esperti esterni: autori, illustratori, psicopedagogisti, psicologi.

Il materiale del Progetto Leggere per Crescere, edito e realizzato da GSK verrà messo a disposizione gratuitamente alle persone interessate e coinvolte nel Progetto.

MODALITA’ DI VERIFICA E DI MONITORAGGIO

Per la valutazione del Progetto saranno utilizzate dagli operatori responsabili schede di gradimento, di monitoraggio rivolti agli utenti coinvolti nel Progetto per conoscere le esigenze, le aspettative, i suggerimenti per poter concretizzare le finalità elencate.


La dottoressa Giulia Benvenuto, insegnante, è la Referente sul territorio per lo sviluppo del Progetto. È tra i responsabili locali del Progetto insieme a:
Fondazione Carmine De Luca (Giovanni Pistoia, presidente, coadiuvato da Chiara Callegari); Comune di Corigliano Calabro (Adriana Grispo, assessore P.I); Susanna Capalbo (Dirigente Scolastico 3° Circolo Didattico – Scuola polo); Giusy Leardini (Responsabile del Progetto “Leggere per Crescere”); Margherita Amantea (Referente Scuola dell’Infanzia); De Rosis Tina (Referente Asilo Nido comunale).

Chi è interessato allo sviluppo del Progetto può visitare il sito: www.leggerepercrescere.it
Nella illustrazione il Logo di Leggere per Crescere, con sede in Verona.



(30 ottobre 2007)

domenica 28 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/I diritti dei bambini


I diritti dei bambini
di Giovanni Pistoia


Mi piace ritornare su Il Grande Libro dei Diritti dei Bambini, volume tenacemente voluto da Amnesty International (
www.amnesty.it ), la nota Associazione presente in tutto il mondo ed impegnata nella difesa dei diritti di tutti gli esseri umani. Il libro è pubblicato dalle edizioni Sonda (www.sonda.it) sin dal 1991. Hanno contribuito alla realizzazione dell’opera autori, maestri, illustratori, bambini.

È diviso in più parti. Si inizia con un fantastico viaggio di Alice, che esce dal suo Paese delle Meraviglie per andare alla ricerca del mondo reale (e di questo ho parlato nel post dal titolo “Alice e i diritti del bambino”).

Dopo aver percorso con Alice questo stupendo viaggio, è possibile approfondire le scoperte fatte sulla terra utilizzando diversi giochi ai quali possono partecipare bambini, ragazzi, genitori e educatori.

Ma nel volume non c’è solo questo: vi è riportato anche il testo ufficiale della Convenzione Internazione sui Diritti dell’Infanzia, testo approvato dall’ONU a New York il 20 novembre del 1989.

Per rendere comprensibile a tutti questo importante documento, la Convenzione è stata riscritta dagli stessi bambini. Questa parte è curata da Mario Lodi, che di bambini se ne intende, mentre è illustrata da disegni dolcissimi e coloratissimi di Jean-Michel Folon.

Ecco alcuni articoli della Convenzione così come risulta riscritta:

Articolo 1: Il bambino (o bambina) è ogni essere umano fino a 18 anni.

Articolo 2: Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: handicappati, ricchi o poveri, maschi o femmine, di diverse razze, di religione diversa ecc.

Articolo 19: Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di violenza.

Articolo 34: Gli Stati devono proteggere il bambino dallo sfruttamento sessuale.

Articolo 35: Gli Stati devono mettersi d’accordo per evitare il rapimento, la vendita o il traffico di bambini.

Articolo 36: Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di sfruttamento.

Il libro è una vera miniera: si conclude con una Guida Didattica a cura di Innocenza Indelicato, Enrica Lozito, Daniele Scaglione e Renata Toninato. Pagine queste utilissime per gli educatori.

Il formato grande del volume permette l’inserimento e la visibilità di disegni bellissimi e pieni di colori di Pia Valentinis, come quello riportato sopra, e Jean-Michel Folon.

Buon viaggio e buon divertimento con Il Grande Libro dei Diritti dei Bambini.

Il solare disegno è di Pia Valentinis.


Amnesty International
Il Grande Libro dei Bambini
Edizioni Sonda, 2004

(28 ottobre 2007)

sabato 27 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Alice e i diritti del bambino


Alice e i diritti del bambino
di Giovanni Pistoia


Il Grande Libro dei Diritti dei Bambini è un volume ben fatto: prezioso nei contenuti, illustrato riccamente, pieno di luci e di colori, indicato per tutte le età. È stato realizzato da Amnesty International (www.amnesty.it), nota organizzazione internazionale impegnata per la tutela dei diritti umani. Hanno contribuito alla realizzazione del libro tantissime persone. È stato pubblicato la prima volta nel 1991. Per il successo avuto le edizioni Sonda (www.sonda.it) continuano a curarne ristampe aggiornate.

Il volume è diviso in più parti. L’avvio è affascinante. Alice inizia un suo particolare viaggio; va alla scoperta di come sono nati i diritti del bambino. Alice lascia il Paese delle Meraviglie e va a esplorare il paese dei bambini sul pianeta terra, e viaggia… viaggia e scopre e spiega…

Il viaggio di Alice. Ovvero come sono nati i Diritti dei bambini è scritto da Jean Olivier Héron. Le illustrazioni sono di Pia Valentinis. Queste le prime pagine del Viaggio:

“Quando Alice si mise in viaggio, credeva che paese delle meraviglie fosse il soprannome della terra.
Sapeva infatti, come tutti, che la terra sta nel cielo come un giardino tra le stelle, un immenso giardino, blu oceano, con continenti verdi e grandi deserti giallo ocra, un grande giardino così bello che sembrava impossibile esservi infelici.
Ma sapeva soprattutto che questo splendido pianeta era tutto abitato da meraviglie, meraviglie a milioni e decine di milioni: i bambini. Su questo punto, almeno, tutti erano d’accordo: un bambino è una meraviglia assoluta!
Cosicché, quando Alice si mise in viaggio quel mattino, non aveva affatto l’impressione di lasciare il suo paese per andarsene all’estero, dato che andava a trovare i bambini, e i bambini, l’avrete certamente notato, non sono mai degli stranieri. Possono essere neri o rosa, bianchi, gialli o rosso rame, possono salutarvi strofinandovi il naso, facendovi la lingua o dandovi un bacio, possono essere ricchi o poverissimi, ma avranno sempre per voi lo sguardo di un fratellino o il sorriso di una sorellina. D’altronde è proprio per questo che sono delle meraviglie: conoscono le scorciatoie del cuore.
Ora, il cuore di Alice aveva terribilmente bisogno della loro presenza quel mattino. A volte rende malinconici, sapete, essere il personaggio di una fiaba quando si è bambino. Certo, non s’invecchia e non si è mai malati, ma ciò non toglie che sia un peccato, quando si adorano i piccoli, sapere che si sarà sempre troppo giovani per essere mamma o papà. Parlatene con il Piccolo Principe, con Peter Pan, con Cappuccetto Rosso e tutti quelli che restano così bloccati tra i sette e gli undici anni nelle loro belle storie. Tant’è vero che le fiabe si preoccupano di precisare, quando i loro eroi sono abbastanza grandi: Si sposarono, vissero felici e contenti ed ebbero molti bambini.

Ecco perché bisogna volere un gran bene a questi personaggi eternamente troppo giovani: noi siamo gli unici bambini che conosceranno!
Ma queste riflessioni non vi rendano tristi: Alice era talmente felice, quel mattino, di esplorare il paese dell’infanzia, che nessuna storia è mai cominciata meglio.
Era la prima volta che partiva per un viaggio.
Partiva senza bagagli (i personaggi delle fiabe non han bisogno di lavarsi e di cambiarsi) ma non senza compagnia, come vedrete non appena avremo davvero cominciato questa storia, vale a dire subito, poiché ecco il primo capitolo di questo viaggio di Alice.”

Se continuate il viaggio, insieme ad Alice, come io mi auguro, fatemi sapere.


(27 ottobre 2007)





mercoledì 24 ottobre 2007

eventi/Il Festival della Scienza e il Museo Luzzati

IL FESTIVAL DELLA SCIENZA
E IL MUSEO LUZZATI DI GENOVA
Il Museo Luzzati ospita il Festival della Scienza con la mostra/laboratorio I cieli del mondo e con tre eventi RAI Ragazzi c'è Voyagert, Radio3 Scienza e New Generation.
Si ritiene opportuno pubblicare il programma delle iniziative così come diffuso dagli Organizzatori.
Complimenti e auguri agli organizzatori e a quanti avranno la fortuna di partecipare alle belle iniziative (giovanni pistoia).

Il Museo Luzzati ospita il Festival della Scienza con la mostra/laboratorio I cieli del mondo e con tre eventi Rai:

1) mostra I CIELI DEL MONDO
dal 25 ottobre al 6 novembre, dalle 09:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 19:00 il sabato e nei festivi - Da 6 a 11 anni
L’Osservatorio Astrofisico di Arcetri ha recentemente realizzato – in collaborazione con Universe Awareness – Programma UNESCO della International Astronomical Union (IAU), Consiglio Regionale della Toscana, Comune di Firenze – Assessorato Pubblica Istruzione, Centro di Alfabetizzazione Gandhi (Firenze), Istituto Comprensivo Statale Gandhi(Firenze), Gruppo di studio sulle ombre in strutture tridimensionali (Firenze), Hzmovie Firenze – un'opera di raccolta e scoperta dei miti e delle leggende cinesi che ha portato alla realizzazione di uno spettacolo, rappresentato nel planetario itinerante Starlab. Alle consuete tecniche di proiezione del planetario si affiancano le ombre cinesi che, in questa particolare struttura, avvolgeranno il pubblico rendendo la situazione straordinariamente coinvolgente. È questa la prima tappa della mostra proposta per il Festival della Scienza.
Nella seconda tappa i piccoli visitatori possono fare alcuni semplici giochi che li portano a rappresentare la loro visione del mondo attraverso diverse tecniche, sia espressive che manipolative. La terza e ultima tappa del percorso è una conferenza-spettacolo che accompagna gli spettatori alla scoperta dei miti e delle leggende africane, raccontate con la partecipazione dell'astronomo sudafricano Thebe Medupe, protagonista del film “Cosmic Africa”, che aderisce, come l’Osservatorio di Arcetri, al progetto Universe Awareness Universe Awareness, un’iniziativa internazionale dedicata ai bambini che si trovano in situazioni economicamente svantaggiate.
In ogni postazione la mostra si propone come interattiva, permettendo a tutti di poter sperimentare e interagire con gli animatori. È infine presente uno spazio con video e materiale illustrativo circa il progetto “Universe Awareness”.
A cura dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri (INAF). In collaborazione con Universe Awareness – Programma UNESCO della International Astronomical Union (IAU), Consiglio Regionale della Toscana, Comune di Firenze – Assessorato Pubblica Istruzione, Centro di Alfabetizzazione Gandhi (Firenze), Istituto Comprensivo Statale Gandhi(Firenze), Gruppo di studio sulle ombre in strutture tridimensionali (Firenze), Hzmovie Firenze.
Al Museo Luzzati di Porta Siberia
Area Porto Antico, 6
Prenotazione: obbligatoria per scuole e gruppi
Visitatori individuali: 010 6591013; scuole e gruppi: 010 6598718.

2) Evento Ragazzi c'è Voyager!
dal 26 ottobre al 28 ottobre, dalle 09:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 19:00 il sabato e la domenica - Da 6 a 14 anni
Per il terzo anno consecutivo il camper di “Ragazzi c’è Voyager!” fa tappa a Genova in occasione del Festival della Scienza. La redazione della trasmissione di Roberto Giacobbo, in onda la domenica mattina su Rai Due, porta le telecamere per raccogliere e registrare le curiosità e le domande dei più giovani da sottoporre agli esperti del mondo scientifico, storico e astronautico. Anche quest’anno obiettivo del programma di Rai Due è di proporsi come interfaccia tra le curiosità intellettuali dei ragazzi e il mondo della scienza, dell’arte e della cultura per stimolare i giovani telespettatori e invitarli a interagire con il mezzo televisivo tramite le loro domande. “Ragazzi, c’è Voyager!” è un programma realizzato nel più puro spirito di una televisione di servizio, un vero e proprio link per la conoscenza.
Museo Luzzati di Porta Siberia
Area Porto Antico, 6
Visitatori individuali: 010 6591013; scuole e gruppi: 010 6598718.

3) Evento Radio3 Scienza
dal 26 ottobre al 28 ottobre, dalle 10:50 alle 12:00 - Per tutti
Cinque anni insieme. Radio3 Scienza festeggia la quinta edizione del Festival della Scienza, quest'anno dedicato alle menti curiose. E torna a Genova per soddisfare anche la curiosità degli ascoltatori, raccogliendo i racconti di scienziati, filosofi, economisti, antropologi, linguisti che si aggirano per le vie e i vicoli di Genova nei giorni del Festival.
E poi le mostre, i laboratori, i giochi, gli spettacoli teatrali, l'acquario.
In diretta dal Museo Luzzati a Porta Siberia.
Conduce Rossella Panarese. In redazione: Luca Tancredi Barone, Silvia Bencivelli, Costanza Confessore e Marco Motta. Regia di Costanza Confessore
Museo Luzzati di Porta Siberia
Area Porto Antico, 6
Visitatori individuali: 010 6591013; scuole e gruppi: 010 6598718.

4) Evento News Generationi
il 30 ottobre, dalle 14:45 alle 15:00 da 12 a 19 anni
Spazio di informazione dedicato ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie. Dai microfoni di Radio Uno i giovanissimi parlano dei loro interessi, delle loro esperienze e raccontano tutte le novità e le iniziative di cui sono protagonisti.
A cura della redazione Rubriche di Radio Uno RAI.
Ideato e condotto da Alma Grandin
Con la collaborazione di Paola Lupi
In redazione: Laura Pintus, Siriana Gioscia, Angela Piccone e Ada Marra
Museo Luzzati di Porta Siberia
Area Porto Antico, 6I
Visitatori individuali: 010 6591013; scuole e gruppi: 010 6598718.
(24 ottobre 2007)

lunedì 22 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Leggere

Leggere
di Giovanni Pistoia


Altezza media, eppure sembrava basso per via della rotondità del corpo. Non pochi studenti lo chiamavano don Abbondio. Non perché considerato pavido, (tutt’altro: aveva un alto senso del dovere), ma per via delle illustrazioni di Gonin dedicate al curato manzoniano e, soprattutto, per il suo amore per I Promessi Sposi. Si chiamava Alfonso De Tommasi. L’ho avuto, sia pure per poco, come docente. Dinamico, ragionatore, elegante nei toni e nei comportamenti.

Leggeva il passo prescelto ad alta voce. Leggeva? Lo divorava, lo recitava, lo interpretava. Si immergeva psicologicamente e fisicamente nei fatti narrati e… sudava. Del professor De Tommasi mi è indelebile quel suo appassionato approccio al testo.
Quella sua capacità di identificarsi con i personaggi ha avuto un’influenza eccezionale nel convincermi dell’importanza che può avere un ottimo docente nel motivare lo studente ad avviare una sana relazione con il mondo del libro.

Pur avendo avuto con il professor De Tommasi un rapporto costante e duraturo non ho mai saputo cogliere l’occasione giusta per ringraziarlo di quel suo dono. Lo faccio ora, con grande, imperdonabile, ritardo. L’occasione mi è data dalla lettura del lavoro di Corrado Augias, Leggere, edito da Mondadori nel settembre del 2007.

Il libro di Augias non è un saggio sul valore della lettura. È un racconto misurato, profondo e, nello stesso tempo, amabile, quasi informale. Non so se Augias, con la scusa di informarci dei suoi tanti libri letti, e di quanto ciò lo abbia arricchito, desideri, in realtà, parlarci della sua vita, oppure vuole davvero presentarci i suoi compagni più affettuosi: dirci degli incontri con Foscolo, Tolstoy di Guerra e pace, Hugo, Edgar Wallace, Arthur Conan Doyle, Chandler, Joseph Roth, Robert Musil, Maupassant, Flaubert, Vivant Denon, Orwell, Ray Bradbury, Philip Roth, senza dimenticare Dante, Petrarca, Saffo… finendo, però, per raccontarci un pezzo della sua biografia.
L’autore, sin dalle prime pagine, ci descrive il suo incontro d’amore con la lettura:

“Quella mattina, una come tante, con i primi mosconi primaverili che ronzavano contro i vetri, il professore d’italiano (si chiamava Duranti) lesse ad alta voce e, mi parve, con emozione, una parte dei Sepolcri di Ugo Foscolo. Era un professore curioso – oggi lo definiremmo uno stravagante – con certi occhialetti tondi cerchiati di metallo che gli invidiavo molto. S’infiammava parlando di Machiavelli e di Leopardi, tentava di farci capire il compito civile e morale dell’opera d’arte, citava Francesco De Sanctis…”

E qui Augias s’infiamma a sua volta, e riferisce minuziosamente delle emozioni che, da quelle letture, il professor Duranti riesce a trasmettergli, e conclude:

“Ho ricordato il lontano episodio dei Sepolcri perché ancora oggi credo che l’amore per la lettura, attività, come ho detto, profondamente innaturale, scaturisca da un gesto di seduzione o, altrimenti, dalla scoperta di una singola coincidenza fra la pagina che si sta leggendo e lo stato d’animo di chi legge in quel particolare momento.
Io venni sedotto dal mio professore d’italiano, che sia benedetto; altri possono esserlo da un amico, da un partner, da un film perfino, più raramente da un genitore…”.

Altri sono stati sedotti dagli scritti di bravi autori. Come Augias, per esempio.

Corrado Augias
Leggere
Mondadori 2007
www.librimondadori.it

(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Emanuele Luzzati

Emanuele Luzzati
di Giovanni Pistoia

Nel 1996, nel Palazzo Ducale di Genova, si tenne una Mostra dedicata a Emanuele Luzzati Illustratore. Un ruolo rilevante per l’ordinamento della Mostra, per il progetto della stessa e per la cura complessiva dell’evento fu di Sergio Noberini, che fece parte anche del Comitato scientifico insieme a Ferruccio Giromini e Franco Ragazzi. Oggi Noberini è nella direzione del Museo Luzzati di Genova. (
www.museoluzzati.it).

In quella occasione venne redatto e pubblicato da Tormena Editore di Genova uno stupendo catalogo dal titolo Emanuele Luzzati. Un catalogo che è un viaggio estremamente significativo del percorso artistico del poliedrico Luzzati, a cominciare dalla sua attività di illustratore editoriale avviata sin dagli anni sessanta.

Una sezione è dedicata, e non poteva essere diversamente, ai rapporti tra l’estro di Rodari e Calvino e la fantasia di Luzzati. L’ altra sezione è una guida alle suggestive immagini, che hanno come fonte di ispirazione alcune fiabe dei fratelli Grimm. Ma, per evitare di fare un lungo elenco, basti dire che già quel catalogo, ancor prima della mostra antologica, è un perdersi nel coloratissimo mondo di Luzzati pittore, decoratore, ceramista, creatore di costumi teatrali, e così via.
Le pagine del catalogo sono un’occasione per tuffarsi nel mondo dell’arte di Luzzati: modelli, figurine, bozzetti per scene, sagome, maschere, manifesti, fotografie, lavori per il cinema d’animazione… un susseguirsi di rappresentazioni, di colori e di emozioni.

Ancora un esempio della ricchezza del volume: lo spazio dedicato a Pulcinella, certamente il personaggio più amato da Luzzati, sia pure rivisitato e personalizzato, senza, però, tradire le origini e la trazione della maschera napoletana. "La vitalità creativa del personaggio, –si legge nel libro- la pigrizia inseguita come obiettivo con attiva ostinazione, il senso dell’umorismo vivido ed irriverente, l’insofferenza nei confronti del potere costituito, ma anche la generosità spicciola verso chiunque ne abbia bisogno davvero, lo rendono una figura ricchissima di risvolti umani e una fonte di infiniti spunti narrativi."

Ma non è tutto. Quel catalogo contiene due saggi. Due studi seri, rigorosi, penetranti, che aiutano a comprendere la figura dell’artista genovese, la semplicità dei suoi disegni e ritagli e la complessità del suo essere uomo e artista e, in un certo senso, filosofo. La semplicità di Luzzati non è mai superficialità e semplicismo. Tutt’altro. È un modo gioioso e profondo di guardare in faccia la vita e la morte, le avventure e le disavventure.

Il primo saggio porta la firma di Goffredo Fofi dal titolo “Le mani dell’istinto e della storia”; il secondo di Carmine De Luca “La poetica dello scarto e del ritaglio”. Fofi si sofferma, tra l’altro sulla capacità dell’artista di saper interpretare i tempi, di attraversare indenne epoche diverse, della capacità di restare giovane. Luzzati attinge copiosamente da autori diversi e di diversa estrazione culturale, ne sa estrarre l’anima e interpretarla attraverso i suoi colori, le scene, le pitture. "Varianti?" si chiede Fofi. No. "Semplicemente, storie e personaggi, che trovano nutrimento nell’iconografia dei grandi e dei piccoli artisti di ieri e che Luzzati ha inteso, con il suo lavoro, illustrare."

Analitico, rigoroso, essenziale per chi vuole studiare Luzzati è il saggio di De Luca. De Luca si sofferma sulla capacità di Luzzati di fare opere d’arte utilizzando materiale povero, ritagli, che anziché finire nel cestino diventano, nelle mani magiche del maestro, pezzi per dare corpo, viso, sorrisi, emozioni a personaggi vari. Strumenti attraverso i quali intercettare la fantasia e la creatività dell’infanzia. Ma De Luca penetra in maniera ancora più analitica sul significato della rima e del ritmo usati da Luzzati, autore. Una ricognizione, quella dello studioso, che aiuta a capire come la ricerca e l’uso dei materiali poveri, di scarto, costituiscono un presupposto necessario nel lavoro, sempre gioioso e festoso, di Luzzati, e lo conducono inevitabilmente a incontrare le storie di cantastorie e filastrocche, e fare dell’artista un particolarissimo giullare per l’infanzia.


Emanuele Luzzati
Tormena Editore
Genova, 1996.

(22 ottobre 2007)







passeggiando tra i libri/La tarantella di Pulcinella

La tarantella di Pulcinella
di Giovanni Pistoia

Un vecchio adagio dice: "Chi troppo vuole nulla stringe". È questo un po’ anche il messaggio che si può leggere nell’umoristica storia di Emanuele Luzzati La tarantella di Pulcinella. Un racconto che ogni bambino o ragazzo può leggere con il sorriso stampato sul viso. Anche se, non bisogna vergognarsene, i testi di Luzzati, spesso indicati per ragazzi, sono apprezzati da tutti. Questa tarantella, per esempio, un testo ormai classico, si presta a essere letta o recitata ad alta voce in una scolaresca o in un laboratorio di lettura, cosa che in tanti hanno fatto e continuano a fare, coinvolgendo adulti e adolescenti.

Tarantella, tarantella
tarantella di Pulcinella.

Pulcinella era povero in canna
e viveva in una capanna
senza porta e senza tetto
e la paglia era il suo letto.

In quel letto dormivano in otto:
cinque figli la moglie e il suo gatto
e siccome si sentiva un po’ stretto
tutte le notti scendeva dal letto;
faceva due passi sulla riva del mare
e con la canna provava a pescare:
ma guardava sempre la luna
e poi diceva: "Son senza fortuna!"


Il pescatore di Luzzati ha il volto di Pulcinella povero in canna, che cerca, senza eccessivo impegno, di portare qualcosa a casa. Il pescatore Pulcinella è sotto stretto controllo della moglie, che lo giudica un poco di buono, sfortunato, di certo, ma senza un frammento di cervello. La donna è sfinita, vive in una capanna senza tetto e senza letti, non mangia con i suoi figli da più giorni. E il marito cosa fa? Balla. In quella casa, nonostante la miseria, ballano tutti, balla Pulcinella, ballano i figli la tarantella, pure il gatto fa da soprano.
L’unica che vive l’angoscia del presente ed è piena di rabbia è la moglie del pescatore, che così minaccia:

Se almeno un pesce non mi porti stanotte,
Pulcinella, ti giuro, domani sono botte!

E la fortuna sembra arridere al bistrattato pescatore: pesca un pesce d’argento. È un pesce magico. Pronto a soddisfare tutti i bisogni di Pulcinella pur di avere salva la pelle. Cosa può chiedere un affamato Pulcinella per se e per la famiglia? Tanta, tanta pasta asciutta. C’è grande festa nella capanna del pescatore. La pancia è piena, la vita è bella e tutti cantano, gatto compreso, "Via la pasta col pomodoro".
Chi continua brontolare è la moglie del pescatore che pretende dal pesce d’argento una casa con sette letti. E il pescatore ritorna sulla riva del mare e inoltra la richiesta al pesce d’argento, che subito l’accontenta.
Sono tutti appagati, compreso il gatto, non la donna, che chiede di più, tanto di più: intanto due cameriere, poi la radio, la televisione, una villa sul mare, una pelliccia di visone. Vuole essere anche la moglie di un re, e così via…
Come finirà questa storiella?


Emanuele Luzzati
La tarantella di Pulcinella
illustrazioni dell’autore
interlinea edizioni, 2005
www.interlinea.com/lerane


(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/La mia scena è un bosco

La mia scena è un bosco
di Giovanni Pistoia


La mia scena è un bosco è un volume assai significativo per chi intende conoscere, in modo più approfondito, il mondo, complesso e vivace, di Emanuele Luzzati, certamente uno dei maggiori artisti del Novecento.
Il libro ha un sottotitolo indicativo Emanuele Luzzati, il teatro e il mondo dei ragazzi. Ne è curatore Andrea Mancini. È pubblicato dalle edizioni Titivillus.

In effetti si tratta di una vera e propria antologia dove compaiono disegni, bozzetti, scenografie, modelli, immagini.

Non solo, è ricco di testimonianze di diverse personalità, che esprimono il loro pensiero sull’opera di Luzzati: Mara Baronti, Bruno Cereseto, Paolo Comentale, Tonino Conte, Federico Fellini, Diego Maj, Egisto Marcucci, Fabrizio Montecchi, Antonello Pischedda, Gianni Rodari, Paolo Valli.

Ricchissimo e coloratissimo l’apparato iconografico, bellissime le foto di Maurizio Buscarino.

Il volume acquista la forma di un catalogo sui generis, un volume-catalogo che accompagna la grande mostra tenutasi, in quel periodo, a Follonica (Livorno) dal titolo Il mondo delle fiabe: Emanuele Luzzati scenografo e illustratore. Mostra curata da Andrea Mancini, Sergio Noberini e Roberto Terribile.

Ma il vero autore del volume è proprio Emanuele Luzzati. È l’artista che si lascia serenamente trasportare dalle domande di Mancini e risponde con gentilezza, spontaneità, disponibilità e con ricchezza di fatti e di riflessioni.
Ne viene fuori un lunga conversazione, un percorso di vita di Luzzati e del teatro, del mondo magico e poetico, dei suoi personaggi e dei grandi amori che gli hanno cambiato la vita. Come l’incontro con Pulcinella.

Così come l’incontro con Gianni Rodari e delle tante cose fatte insieme, soprattutto a contatto con gli scolari. L’incontro con Rodari è stato "… una sorta di insegnamento a monte: non per scrivere o disegnare per i bambini, ma proprio per rapportarmi con loro, con il loro mondo, per capirlo, riconoscerlo, non pensare che sia uguale al mondo degli adulti".
Così come importante è stato per Luzzati l’incontro con Sergio Tofano. Un incontro avvenuto "ogni settimana" leggendo il Corrierino dei Piccoli e poi vedendo i suoi spettacoli. "Se cerchi un papà per le mie storie, lo trovi in un’altra storia, cioè il Bonaventura di Tofano", dice Lele Luzzati al suo intervistatore.

"Non c’è in questo libro la pretesa di scrivere una storia dei molti e articolati rapporti tra un artista complesso e completo come Emanale Luzzati e il mondo dei ragazzi. Certo non vorremmo pubblicare un altro “libro di meraviglie”, dove la bellezza del disegno, la straordinarietà dei colori, sopperiscano a qualsiasi altra mancanza o difetto. Ci sembrerebbe cioè sbagliato rinunciare almeno al tentativo di parlare di Luzzati in termini un po’ più complessi di quanto sia stato fatto finora."

Il risultato raggiunto può certamente soddisfare il curatore: rare volte un saggio, pur non tradendo la complessità e la filosofia (si perdoni il termine), si legge con tanta attenzione e con il sorriso sulle labbra. Sarà il miracolo dei colori di Luzzati, l’ironia e l’umorismo delle sue figure, la capacità di Mancini, le fotografie di Buscarino, certo è che alla fin fine è un libro davvero meraviglioso.


Andrea Mancini
La mia scena è un bosco
Emanuele Luzzati,
il teatro e il mondo dei ragazzi
Titivillus, 2003
www.titivillus.it


(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Dipingere il teatro

Dipingere il teatro
di Giovanni Pistoia


In una intervista Carmine De Luca chiese a Emanuele Luzzati perché non avesse provato a scrivere un libro sulla sua attività di artista, una sorta di diario dei suoi vari appuntamenti con l’arte. Tutti scrivono, anche coloro i quali non hanno niente da dire e perché "… proprio lei che avrebbe molto da raccontare, si rifiuta?"
Luzzati verso questo genere di argomento si dimostrava riluttante. La risposta dello scenografo fu sempre negativa. Anche in quell' intervista su l’Unità del 15 dicembre del 1996, Luzzati non fu ambiguo nella risposta:

"A me piace l’arte applicata. Non sono un teorico. Ho sempre rifiutato di scrivere un libro sulla mia attività perché non servirebbe a niente. Invece credo sia servito il libro che ho scritto anni fa per Einaudi con Tonino Conte, Facciamo insieme teatro. So che generazioni di teatranti e scenografi son cresciuti imparando qualcosa da quel piccolo trattato di regia e scenografia."

Qualche anno dopo, nel 2000, appare, per gli Editori Laterza, un bel volume dal titolo accattivante Dipingere il teatro. Intervista su sessant’anni di scene, costumi, incontri. Ne sono autori Emanuele Luzzati con Rita Cirio. L’auspicio di De Luca finalmente si avvera. Non è un libro teorico scritto di proprio pugno da Luzzati; certamente è una lunga intervista, un colloquio sereno e profondissimo sulla vita e sulle diverse arti di Luzzati. Una sorta, appunto, di diario dei suoi vari appuntamenti con l’arte.

Sarà stata la bravura di Rita Cirio, il desiderio di Luzzati di raccontarsi dopo tanti anni di fattiva operosità, certo è che il volume è un testo indispensabile per conoscere, capire, amare Luzzati e la sua arte, per tantissimi versi innovativa.
È, infatti, proprio da questa intervista che prenderà l’avvio, nel 2003, l’altro importante colloquio con Luzzati, quello pubblicato da Antonio Mancini La mia scena è un bosco.

Scorrere le pagine di Rita Cirio è scorrere, come in un film, la prodigiosa attività di Luzzati. Vi è il matrimonio, ben riuscito, tra Emanuele Luzzati "… e la signora Scena Teatrale… " ma anche l’amore per l’illustrazione, la ceramica, il cinema d’animazione, l’arredo. Tutti questi campi confermano la vastità degli interessi di Luzzati e la capacità di piegare le varie tecniche alle esigenze della sua arte.

È anche un lungo viaggio nella vita privata del protagonista non separabile da quella dell’artista. A cominciare dal ricordo del primo spettacolo visto da ragazzo agli incontri con amici che, spesso, sono stati anche suoi collaboratori nel lavoro.

Il volume è ricchissimo di foto, in bianco e nero e a colori, di disegni, di scene abbozzate per il teatro. Un teatro scintillante, fresco, allegro, anche quando il contenuto della rappresentazione può essere velato di malinconia. Un po’ come il volto di Luzzati: sereno e pensoso allo stesso tempo. Il volto, forse, di chi ha compreso l’essenza della vita.

emanuele luzzati
con rita cirio
dipingere il teatro
editori Laterza, 2000
www.laterza.it


(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Il Grande Libro della Costituzione Italiana

Il Grande Libro della Costituzione Italiana
di Giovanni Pistoia

Cosa di tutti: una grande casa,
la nostra casa, non soltanto mia,
dove ciascuno sta, ma non da solo,
dove si vive in buona compagnia.
Non una reggia dove il re comanda,
o una caverna senza una ragione:
ma una casa di gente che sceglie
tra le cose cattive e quelle buone.
Una gran casa dove ci si parla,
aperta a nuove idee e a nuovi amici,
dove si impara a diventare liberi,
dove si prova a essere felici.

Cosa risponderesti ad un bambino o a un ragazzo, che ti chiede, d’improvviso, di spiegargli il significato della parola “democrazia”? Si tratta di un ragazzo, non puoi usare parole difficili né partire da lontano: lo annoieresti prima ancora di cominciare.
Roberto Piumini, che non è un costituzionalista, però conosce molto bene gli adolescenti, si sarà fatta questa domanda, forse, più volte, prima di prendere carta e penna e tentare, usando i versi, scorrevoli e delicati a rima baciata, appena riportati, una risposta completa, e non superficiale. Utile, certo, per i ragazzi, comprensibile, perché no, anche per gli adulti che ne abbiano perso il senso più profondo che, a volte, è quello più semplice.

Si può spiegare la Costituzione Italiana, in modo semplice, affascinante, coinvolgente a tutti i ragazzi, a quelli nati in Italia e a quanti vivono in questo Paese? Si può. Si può e si deve. Lo prova la bella iniziativa editoriale della Sonda, Il Grande Libro della Costituzione Italiana, voluto dalla Croce Rossa Italiana; libro firmato da più autori. Il volume, grande anche come formato, si divide in tre parti.

Nella prima parte vengono proposti i primi dodici articoli della Costituzione, utilizzando appena quindici parole chiave, che sintetizzano, felicemente, i valori pregnanti della Costituzione stessa.

La seconda propone tutti i 54 articoli della prima parte della Costituzione.

La terza parte, curata da Massimo Boncristiano e Paolo Olmo, propone una serie di schede, giochi, esercizi, per un approccio morbido e gioioso alla comprensione del testo costituzionale. Pagine utilissime per gli educatori che hanno come titolo Principi fondamentali. Studiare e giocare con la Costituzione. Dedicato a tutti i bambini perché i loro sogni, le ambizioni, i desideri, gli obiettivi e le speranze siano esauditi.

Non è tutto: la parte essenziale del volume è tradotto in dodici lingue.

A raccontare i valori della Costituzione, attraverso poche parole-simbolo (Democrazia, Lavoro, Diritti umani, Uguaglianza, Diritti e doveri, Unità della Repubblica, Rispetto delle diversità linguistiche, Stato e Chiesa, Dialogo tra le religioni, Cultura e ricerca, Ambiente, Arte e storia, Accoglienza dello straniero, Pace, Tricolore) è Roberto Piumini. Il tutto nello scintillio delle tavole illustrate da Emanuele Luzzati. Il formato grande del volume (cm 21 per 29,7) contribuisce a dare ampio risalto ai disegni e ai colori vivacissimi che caratterizzano l’arte di Luzzati. Sfogliarlo è, in un certo senso, come visitare una grande mostra. Le parole fondanti della Costituzione, grazie alla prosa poetica di Piumini, alla proposta didattica di Massimo Boncristiano, vestite dai colori di Luzzati, cercano conforto e conferme nel viso e nel linguaggio dei ragazzi. Di tutti i ragazzi.

All’inizio dell’anno scolastico sarebbe un bel regalo da fare per le biblioteche di tutte le scuole. Per tutte le biblioteche di ogni città e paese. Un bel regalo da far trovare sui banchi di tutti i ragazzi.

Ecco come Roberto Piumini chiarisce il concetto di Cultura e Ricerca:

Gli abitanti della grande casa
hanno una mente, vivono una storia:
la gente ha bisogno di pensare,
conoscere, avere una memoria.
Ci sono scuole, musei, biblioteche,
teatri, corsi, università:
il vuoto della mente porta male,
e l’ignoranza non è libertà.
Le scienze sono gli occhi per capire,
la tecnica, le mani per l’azione:
si studia, si progetta e poi si fa:
la grande casa ama la ragione.


Emanuele Luzzati
Roberto Piumini

Il Grande Libro
della Costituzione
Italiana
Edizioni Sonda/Croce Rossa Italiana, 2007
www.sonda.it


(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Il merlo di città


Il merlo di città
di Giovanni Pistoia

Un merlo di città
fermò l’attività
a fine settimana.
Uscito dalla tana
ripieno di baldanza,
partì per la vacanza
e, in modo un po’ protervo,
raggiunse Porto Cervo.
Si mise a fischiettare
su un ramo presso il mare,
si tolse la cravatta,
trovò la merla adatta
e, seguendo la prassi,
con lei fece due passi.

Ma dopo una mezz’ora,
la beccuta signora
fece un’osservazione
circa la colazione.
Il merlo, a questo punto,
pensò, tutto compunto,
di offrirle uno spuntino
di vermi di tombino
portati in modo arcano
dal centro di Milano.
“Cos’è questa schifezza?
- gli chiese con freddezza
la merla schifiltosa –
Non hai qualche altra cosa?”
“No! – fece il merlo afflitto –
Ho solo questo vitto.”
“Io son usa a mangiare
disse la merla – al mare.
Questo cibo non va:
è roba di città.
Tu mangi porcheria.
Io me ne vado via!”
E con volo librato
sparì presto in un prato.
Poi, con gran diletto,
si preparò un pranzetto
a base di cicale
condite con il sale
trovato la mattina
nell’attigua salina,
pensando: È proprio un merlo:
non voglio più vederlo.”

È una delle belle filastrocche di Giorgio Matteotti pubblicate nel 2002 con il titolo Animali sapienti dalle edizioni Nuages (
www.nuages.net) splendidamente illustrate da quel grande signore dell’illustrazione che è stato - e che continua ancora ad esserci attraverso i suoi colori - Emanuele Luzzati. Filastrocche che hanno come protagonisti animali vari (il merlo, la papera, la gatta, la civetta, il rospo… ). Filastrocche fantasiose, ironiche: un vero godimento per i bambini, soprattutto se a leggerle sono adulti, che hanno voglia di sorridere un po’. Cosa che, del resto, non fa mai male.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Leggere ad Alta Voce

Leggere ad Alta Voce
di Giovanni Pistoia

A volte il senso di un testo si trova, ancor prima che nelle pagine, nella sua dedica. È quello che accade al volume Leggere ad Alta Voce di Rita Valentino Merletti, un libro pubblicato per la prima volta nel 1996, terza edizione nel 2000, ristampato nel 2006 da Mondadori (www.ragazzi.mondadori.com). La dedica è questa:

A Francesco
e a chi si è posto in ascolto
prima che la parola
diventasse racconto.

Il testo, infatti, è un prezioso manuale per genitori e educatori sul perché è utile leggere ad alta voce e, quindi, come spesso può accadere, leggere a chi ancora non è in grado di sfogliare un opuscolo, un giornale, una fiaba, un racconto, una storia. E le storie, come affermava Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, "sono doni d’amore".

L’autrice, specializzata negli Stati Uniti nel settore della Letteratura per l’Infanzia, propone, nelle pagine del libro, una dimensione della lettura più intima, da svolgere nelle mura domestiche o, comunque, in ambienti ristretti. Ciò permette un rapporto ravvicinato tra chi legge e chi ascolta. In ogni modo, la studiosa riepiloga in un decalogo i "Perché" del Leggere ad Alta Voce, una sintesi del suo ragionamento, che si preferisce riportare integralmente:

Perché è necessario creare fin dalla primissima infanzia un rapporto affettivo con il libro.

Perché la lettura ad alta voce promuove un atteggiamento positivo nei confronti della lettura.

Perché è il modo più efficace per suscitare la passione per la lettura. Nei primi anni di vita il desiderio di emulazione è molto forte. Tanto più lo è quando è diretto a un’attività che visibilmente appassiona e diverte l’adulto che la propone.

Perché crea l’abitudine all’ascolto, dilata i tempi di attenzione, induce alla creazione di immagini mentali.

Perché accresce il desiderio di imparare a leggere fornendo una motivazione più convincente al difficile processo di apprendimento della lettura.

Perché permette di avvicinare testi che risulterebbero troppo difficili per una lettura individuale.

Perché amplia in modo significativo gli interessi di lettura facendo conoscere generi letterari diversi.

Perché mette in evidenza, di un testo, la sonorità, il ritmo, gli effetti fonosimbolici.

Perché crea un territorio comune di idee, di immagini, di emozioni.

Perché è un’esperienza che procura un intenso piacere all’adulto e al bambino.

Insomma, un manifesto, semplice e chiaro, per adulti attenti, per quelli distratti e per quanti pensano di non aver del tempo.
Infatti, da come risulta da un’indagine condotta dall’Università di Verona e dalla Glaxo nel contesto del progetto “Leggere per crescere”, oltre il 50 per cento delle famiglie con bambini in età prescolare non dedica neppure un minuto al giorno a intrattenere i figli con racconti o, comunque, con letture.

Eppure basta, a volte, proprio una manciata di minuti per dare un senso e una ragione a un rapporto tra adulti e bambini da ricordare per tutta una vita.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/I Fiori dei Razzi

I Fiori dei Razzi
di Giovanni Pistoia

“Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini, (Piemme, 2007,
www.edizpiemme.it) è un romanzo duro, cruento, doloroso. Il titolo sembra tradire il calvario di un popolo e dei protagonisti. Ma proprio in questa apparente contraddizione sta la forza del romanzo: da vicende tragiche di una realtà tanto diversa dalla nostra, dalle sofferenze inaudite, dalle prepotenze, dai soprusi, dal disprezzo verso le donne, la speranza vince sulla disperazione. L’amore e l’amicizia sono come un insperato fiore in un contesto arido, dove la cronaca delle guerre si intreccia con storie di persone, uomini e donne, bambini e bambine, soggetti calpestati e destinati a una non vita. E in questo contesto sono proprio le donne e i bambini le vittime per eccellenza.

“(…) Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra. Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.”

Non importa sapere se è più bello “Il cacciatore di aquiloni” (Piemme, 2004) o questo secondo romanzo. Sono due libri bellissimi, struggenti, dalla grande forza narrativa, ambedue ambientati nell’Afghanistan, paese d’origine dell’autore. Con rapide pennellate, lo scrittore sa raccontarci la storia di quelle popolazioni senza mai appesantire il testo.
Mentre ne “Il cacciatore di aquiloni” i protagonisti sono due ragazzi (anche lì l’amarezza è riscattata dal sorriso della speranza), in questo secondo, le protagoniste sono donne. Mentre nel primo sono sullo sfondo, silenziose, qui appaiono in primo piano con tutta la tragedia addosso. E la disgrazia di essere donne. Bambine e ragazze senza infanzia, bambine-spose, bambine-madri. Donne che vivono immerse in una cultura in cui “come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa”.
Donne bastonate nel fisico e nello spirito, umiliate, violate e violentate, eppure forti, così forti e coraggiose da sperare e operare per una vita diversa. Le donne raccontate da Hosseini vengono considerate meno di niente, eppure appaiono come giganti, punti di riferimento per chi cerca un futuro diverso e migliore. Gli uomini, invece, nella gran parte dei casi, ne escono a pezzi: esseri spregevoli e miserabili.

Nonostante l’impietoso e realistico quadro dipinto da Hosseini, egli condivide i versi di una poesia scritta su Kabul:

Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti,
né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i muri.

Una speranza di rinascita che le donne affidano ai fiori interrati in vasi ricavati dai gusci vuoti dei razzi dei mujahidin, i Fiori dei Razzi, come li chiamano gli abitanti di Kabul ed esposti sui davanzali.
Il problema è fare in modo che le “lune” e gli “splendidi soli” possano apparire nella loro bellezza. E i fiori sbocciare.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/La bancarella

La bancarella
di Giovanni Pistoia

Le aspettative per quel Centro turistico, parlo di Marina di Sibari, nel comune di Cassano, erano tante. Oggi il Villaggio è in difficoltà. Non vi è stato il salto di qualità sperato; la vita vi scorre piuttosto monotona. Pur tuttavia, nelle giornate estive, le strade e le piazze (una, in verità, perché l’altra sembra ricordare i bombardamenti della prima guerra mondiale!) si riempiono di gente. I commercianti non abbondano in sorrisi. Avranno le loro ragioni. L’impressione è che davanti al cliente sembrano annoiarsi. È come se fossero lì, perché così deve essere, ne farebbero volentieri a meno. Ma, forse, non è così.

Nel via vai delle macchine, delle bici e dei pedoni, nascosta da un albero, su un brandello di terra, una bancarella di libri. La gente passa, non la degna di uno sguardo, pochi si fermano, pochissimi comperano. Così sembra.

Al titolare di quel banco, darei, se potessi, un grande premio. Non so che premio. Qualcosa, però, che desse un segno, un valore, un simbolo, a quella presenza coraggiosa.
Vi sono esposti pochi libri nuovi: “Il cacciatore di aquiloni” del 2004, e “Mille splendidi soli” del 2007 (
www.edizpiemme.it) di Khaled Hosseini. Vecchie edizioni su argomenti vari, un angolo riservato a cartonati, diversi libri per l’infanzia.

Un bambino, attratto dai colori e dalle illustrazioni, vuole portarsi tutto via. A fatica i genitori, giovani e ben vestiti, lo sconsigliano. “Ma questo c’è l’hai… ma poi non lo leggi… adesso abbiamo fretta… ”, e amenità del genere. Il piccolo risponde a tono. “Questo non c’è l’ho… questo nemmeno…”. Il ragazzino non vuole rassegnarsi ad andare via a mani vuote. La sua è, però, una battaglia persa. Si rassegna, imbronciato, strattonato dalla mamma, mentre il papà cerca stelle in un cielo senza stelle. (Li rivedo mezz’oretta dopo, insieme con amici, intenti a gustare una pizza).

Un episodio del genere mi era capitato di vederlo in un grande magazzino, a Rende. Due genitori, che spingevano tre carrelli di ogni ben di dio, dissuadevano il loro ragazzino dall’acquisto di un volumetto di Geronimo Stilton. Anche in quella occasione il bambino perse la battaglia. Bisognerebbe organizzare dei corsi, tenuti da bambini, tesi a imparare agli adulti come non reprimere il piacere della lettura.

Pur distratto dall’episodio, trovo autori-simbolo della letteratura infantile. Porto via quattro libri, tra questi “Il giornalino di Gian Burrasca” - un’ edizione del 1990 della Giunti (
www.giunti.it), centoventunesima ristampa, prima edizione 1919, con copertina l’esatta riproduzione di quella del “Giornalino” di Giannino Stoppani, con illustrazioni a nero e a colori - e “Tante storie per giocare” di Gianni Rodari, illustrato da Maria Sole Macchia, in un’ edizione del 2003 degli Editori Riuniti (www.editoririuniti.it). Si tratta di storie il cui finale può essere scritto dal lettore. Il costo? Meno di una pizza, compresa la bevanda, l’odioso balzello del “coperto” e la gentilezza del libraio. Che dire?
Buona pizza… e buona lettura!
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Sorrisi in regalo

Sorrisi in regalo
di Giovanni Pistoia

Angelo Petrosino è un autore molto apprezzato nella letteratura per l’infanzia. I personaggi, che riempiono le pagine dei suoi scritti e che sono gli indiscussi attori dei suoi racconti, parlano il linguaggio dei coetanei, riuscendo, così, a interpretare, in maniera realistica, il mondo delle ragazze e dei ragazzi. Una delle più conosciute protagoniste è Valentina.

Si presenta ai lettori in questo modo: “Ciao, io sono Valentina! Ho dodici anni e frequento le medie. Molti di voi mi conoscono già… ma quello che ancora non sapete, lo scoprirete in questi libri che narrano le mie avventure. Vi racconterò la mia vita di tutti i giorni e vi farò conoscere la mia famiglia, la mia classe, i miei amici e i miei professori. Le mie avventure spesso sono curiose e sorprendenti. Ma a me una vita monotona e sempre uguale non è mai piaciuta. E credo che non piaccia neanche a voi, no? Se è così, siamo in buona compagnia. Buona lettura, amici e amiche!”

Tanti sono i testi che Petrosino ha dedicato a Valentina. Ne cito qualcuno: V come Valentina, Un amico Internet per Valentina, In viaggio con Valentina, A scuola con Valentina, Un mistero per Valentina, e molti altri. Chi desidera conoscere il suo mondo e quello delle sue amiche può consultare il sito a lei dedicato:
www.ilmondodivalentina.it. L’episodio più recente capitato alla nostra protagonista è raccontato, con la consueta bravura, da Angelo Petrosino (www.angelopetrosino.it) nel volume “Sorrisi in regalo”, edito, nel 2007, dalle edizioni Piemme (www.edizpiemme.it).

Il tutto ha inizio con una semplice partita di calcio. Valentina racconta la passione di Luca per il pallone, il suo desiderio di impegnarsi nell’attività agonistica. E così Luca riesce a superare le perplessità della mamma, si iscrive, con la complicità del padre, a una società sportiva “per imparare a giocare bene a calcio”. In uno di questi incontri, uno scontro un po’ più duro degli altri costringe Luca a un ricovero in ospedale: controllo al pronto soccorso, radiografia, frattura in prossimità della caviglia, ingessatura, necessità di restare qualche giorno ricoverato per ulteriori accertamenti.

Valentina resta a fare compagnia allo sfortunato fratello calciatore e, da brava osservatrice, comincia a conoscere il mondo ospedaliero con i malati di ogni età, i medici, gli infermieri, i ritmi del tempo diversi da chi conduce una vita fuori dalle mura di una struttura sanitaria. E lì ha modo di incontrare bambine, che, con coraggio, affrontano malattie molto serie, volontarie speciali. Perfino uno scrittore, che ama raccontare le sue storie ai bambini ricoverati. Anzi a scrivere le sue storie insieme con loro. Valentina non sta a guardare. Partecipa alle iniziative organizzate nell’ospedale per rendere quelle corsie diverse e colorate, per fare in modo che la permanenza degli ammalati sia più gradevole e, in una parola, un po’ abusata ma insostituibile, più umana. Valentina scopre che un sorriso è sempre un dono prezioso. Non solo per chi lo riceve.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/I cappuccetti

I cappuccetti
di Giovanni Pistoia

C’era una volta una bambina che viveva in un bosco, indossava un mantellino col cappuccio rosso e tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso… No… Alt! Nessuna preoccupazione, non vi racconto la storia arcinota alla quale state pensando. Questa favola, però, la vuole raccontare la supplente Elvira ai ragazzi di una quinta elementare, i quali, con la loro maestra Francesca, l’hanno letta e riletta, scritta e riscritta chi sa quante volte. In prima, in seconda, in terza… poi, finalmente, su Cappuccetto Rosso scende il silenzio. Enrico, lo scolaretto re delle risate, dice che della ragazzina si sono perse le tracce perché finalmente il lupo se l’è mangiata. Ma la supermielosa maestra Elvira non riesce a comprendere lo stato d’animo dei ragazzini e continua, con grande energia, a raccontare “le meravigliose avventure di quella ragazzina tanto miope o tanta cretina da non distinguere sua nonna da un lupo.”

Stefano Bordiglioni (
www.bordiglioni.com) ha la fortuna di avere una matita (o la tastiera del computer) agile e arguta. Usa, spesso, le parole come fossero note musicali, note allegre, dense di ironia e di umorismo. Nel libro “La congiura dei cappuccetti”, un testo brillante, edito da Einaudi Ragazzi nel 2005 (www.edizioniel.com), Bordiglioni sembra voglia divertire se stesso e, poi, i suoi elettori. Il volume è anche “raccontato” da Giulia Orecchia, bravissima nelle illustrazioni e nel caratterizzare i tanti “cappuccetti”, che rappresentano l’estro narrativo degli scolari.

Ma chi sono questi “cappuccetti”, e perché “congiurano”, e contro chi. Sono i raccontini dei ragazzi che con il Cappuccetto Rosso tradizionale hanno ben poco da spartire. Sono una risposta impertinente e originale, a volte, dissacrante, alla povera maestra Elvira, che insiste nel trattare i giovanotti dell’ultimo anno delle elementari come se fossero bambini appena tolti dalla culla. Niente dà più fastidio ai baldanzosi fantasiosi scolari che sentirsi chiamare, dalla supplente, “cricetini”, “passerottini”, “pesciolini”, “caprettini”, “pulcinini”: insomma, un piccolo zoo di… ini, che per i nostri eroi della quinta elementare (non si scherza, mica!) fan rima con cretini. Insomma gli scolari, Enrico, Linda, Matteo, Fabio ne inventano di tutti i colori per far capire a Elvira che il linguaggio e i suoi metodi non sono più per loro, ormai undicenni.

Chi descrive le birichinate e i volti degli scolari è un osservatore attento e particolare: uno dei ragazzini, che partecipa alle congiure e ai giochi solo in parte, che analizza quello che accade per affidare tutto a una lunga lettera, firmandola “Stefano Piccolo”. Spiega ogni cosa con meticolosità, e indirizza quelle osservazioni a se stesso, a “Stefano Grande”, che si chinerà su quei fogli, ormai cinquantenne. Così facendo sconfiggerà la perdita della memoria, ritroverà quelle emozioni, che sembravano perse per strada.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Sognava il mare

Sognava il mare
di Giovanni Pistoia

Dove abita la felicità? Nel mare tra le onde blu e spumeggianti? Tra la cresta di una montagna altissima, tanto da carezzare il cielo? Chi sa quanta strada bisogna percorrere per raggiungerla, quante scarpe consumare, quante ansie da placare! Ma esisterà pure un satellite, che vorticosamente gira e rigira alto nel cielo, da indicarci la via da percorrere, per raggiungerla con sicurezza, senza affaticarci troppo? Forse, oggi, è più facile trovare la casa della felicità: indicando a un buon navigatore satellitare l’indirizzo esatto, ci potrà portare facilmente in quella casa, che sarà certamente bellissima. Tutto sta nell’indicare l’indirizzo giusto!

Cercare la felicità ai tempi delle principesse doveva essere, però, ancora più difficile. Come avveniva questa ricerca? Sarebbe interessante scoprirlo. Seguitemi.

“In un castello sulle montagne, ogni notte una principessa sognava il mare, anche se non l’aveva mai visto. Vedeva tutta quell’acqua in movimento e quell’incredibile spettacolo non la lasciava dormire tranquilla. Lontano da lì, molto lontano, in un castello che sorgeva sulla riva del mare, anche un’altra principessa sognava: sognava le montagne, anche se non le aveva mai viste.
Quelle gigantesche torri di pietra che si arrampicavano verso il cielo le agitavano il sonno.
Serena, la principessa che sognava il mare, di giorno correva a raccontare i suoi sogni alla sua migliore amica, una stella alpina che cresceva vicino alla vetta della montagna più alta”.

Non penserete che io stia qui a raccontarvi tutta la storiella, a parlarvi della principessa Serena e, ancora, di Federica che sognava le montagne, dei loro cavalli, del deserto, di un simpatico e nello stesso tempo stravagante pappagallo, e così via. Non penserete che io vi dica come hanno fatto a trovare la felicità, dove si era nascosta. Posso darvi, però, un aiutino: troverete tutto nel volumetto “La principessa che sognava il mare”, pubblicato nel 2002, nella collana “Prime letture” da Emme Edizioni (
www.edizioniel.com).

A raccontare la tenera storia è Stefano Bordiglioni. È rivolta, soprattutto, ai bambini da sei anni in su. È, però, una storia da poter leggere ad alta voce ai piccolissimi dalle persone adulte: genitori, nonni, educatori. Se le avventure delle principessine sono raccontate con semplicità e simpatia, le illustrazioni di Octavia Monaco (
www.octaviamonaco.it) le rendono ancora più accattivanti. Bordiglioni (www.bordiglioni.com) conosce bene i ragazzi: non è solo uno scrittore, che guarda con particolare attenzione all’infanzia, è anche un insegnante elementare. Sa carpire i segreti e le emozioni di quel mondo, e ne restituisce racconti fantastici, ricchi di umorismo e di momenti di riflessioni.

Le storie sono doni d’amore, diceva Lewis Carroll, autore di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. E quando i narratori sono bravi i doni sono ancora più graditi, e arricchiscono tutti. E leggendo storie ai bambini può capitare di riscoprire proprie emozioni, che si pensava di aver perso.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Andrea come Gattuso

Andrea come Gattuso
di Giovanni Pistoia

Il romanzo di Franco Monacchia “Una rete tutta d’oro” (Edizioni Era Nuova, 2006,
www.edizionieranuova.it) è la storia di Andrea, che vuole diventare un campione di calcio. Il ragazzo nasce in un borgo marinaro, dove la vita è dura, rischiosa. Il papà è pescatore. Nel libro il lago è protagonista silenzioso. Andrea tira i primi calci su campetti parrocchiali, tra sogni e delusioni. In maniera intelligente i familiari lo aiutano a realizzare il suo sogno.

Il calcio descritto da Monacchia è impegno sano, è allegria. Andrea otterrà ottimi risultati... Del libro non vi dirò altro. Lo stile è pulito come i personaggi che l’autore descrive, semplice come semplice è Andrea. C’è ironia e tanto amore...

La lettura del romanzo mi ha ricordato un libro regalatomi da un allenatore di base e direttore tecnico della Scuola Calcio S.S. Lazio, Volfango Patarca “Come essere vincente nella vita e nello sport” (Dino Editore, 2003). Patarca, autore del libro insieme a Marcello Miceli, scrive: “Mi ritengo fortunato… sono rimasto con i miei ragazzi e bambini delle scuole calcio a lavorare sui campi, a soffrire e a gioire, a educare i giovani senza illuderli con le promesse di facili successi e a farmi educare da loro, dal loro entusiasmo… Tempo fa, parlando dei problemi del calcio giovanile, un nostro ragazzo della Lazio Primavera, Marco Angeletti, mi disse: Mister, lo sa cosa è lo sport per un ragazzo? È il contatto con la gioia e la felicità!. Questa frase… scaturita dal cuore sincero di un giovane sportivo, non la baratterei con nessuna somma di denaro…!”

Questo clima sereno e fiducioso, ho trovato nelle pagine di Monacchia. Vi ho trovato la felicità, l’ansia, il sogno, la fatica, l’umiltà. L’Andrea del romanzo potrebbe essere uno dei tanti giovani, che sognano di diventare campioni: a volte vi riescono!

Andrea mi ha preso per mano e mi ha fatto pensare a un ragazzino, che ama il calcio, tira i suoi primi palloni su terreni sconnessi, anzi, sulla sabbia, figlio egli stesso di una comunità di pescatori. Questo ragazzino ha l’affetto di familiari, di parenti e tanti amici. Sogni e sacrifici. Comincia la scalata verso montagne altissime fino a diventare un campione in una grande squadra, in nazionale e, addirittura, un campione del mondo. Ma quel ragazzo di una volta è apprezzato soprattutto per l’entusiasmo e la determinazione che manifesta in ogni partita. Come se fosse la prima volta. Come Andrea, che pur essendo un calciatore “arrivato”, non dimentica i campetti senza pali e gli amici di un tempo. Penso a Rino Gattuso di Schiavonea di Corigliano, importante centro calabrese di pescatori. Le coincidenze non finiscono qui. L’editore di Monacchia, di Perugia, pubblica il libro in una collana ideata, guarda un po’, da Carmine De Luca, anche lui di Corigliano, che amava tanto il mare di Schiavonea. Coincidenza è anche il fatto che Gattuso abbia avuto i suoi esordi calcistici proprio nel Perugia. Coincidenze. Ma coincidenze belle che a me piace condividere con chi legge.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Marta quasi donna

Marta quasi donna
di Giovanni Pistoia

Ancora poche settimane e anche le scuole medie saranno presto un ricordo. Marta frequenta la terza media, ha quattordici anni. Manca davvero poco perché entri nel fatidico quindicesimo anno. Marta non vede l’ora di festeggiare questo compleanno, atteso come il conseguimento della patente verso il mondo dei “grandi”. L’infanzia appare lontana, anche l’adolescenza sembra svanire e Marta si sente una “signorina”, non proprio una donna, ma “quasi”. Lascerà “l’amica del cuore” e, soprattutto, la sua professoressa Giglioli, un punto di riferimento certo.

Marta è curiosa, orgogliosa, brava, seria, intelligente, ostinata, dotata di un forte spirito critico, indipendente, arrabbiata, contestatrice, severa con se stessa e gli altri. Forte e fragilissima allo stesso tempo. Apparentemente sicura di se stessa e dei progetti che ha in testa, in verità incerta, insicura. Sensibilissima. È un vulcano acceso, generosa e solidale, entusiasta. Facile alle illusioni e alle delusioni, pronta a combattere per cambiare il mondo. Per l’emancipazione delle donne, per l’eguaglianza, per l’abbattimento delle baracche romane, contro le guerre nel mondo, contro l’ipocrisia, i privilegi, l’autoritarismo. Pronta a scendere in piazza: “studenti e operai uniti nella lotta!” È una ragazza pulita e per niente superficiale Marta, ha grandi ideali e le delusioni le lasciano ferite dolorose.

“Marta quasi donna” di Marcello Argilli è pubblicato nel 1975 dall’editore Fabbri e ristampato, nel 1998, dalle Edizioni Era Nuova (www.edizionieranuova.it) nella collana “I Sassi Magici. Ragazze e Ragazzi”. Un classico, questo di Argilli, della letteratura contemporanea e, in particolare, della letteratura destinata ai giovani. Un romanzo nel quale l’autore, con un linguaggio gradevolissimo, tenta di descrivere quel periodo di età, complicato e delicato, che è l’adolescenza. Marta, ma potrebbe essere Carla, Franca, Roberta, Rossella e così via, è portatrice delle ansie, insofferenze, angosce e speranze dei giovanissimi. Vive le contraddizioni tipiche dell’età. Marta è una “ragazzina” e anche una “signorina”, eppure avverte l’urgenza di bruciare le tappe, di entrare nel mondo dei grandi. Donna proprio no, ma “quasi”. Forse è proprio questa ambigua condizione che fa emergere conflitti, prima sconosciuti, tra lei e la mamma e anche, sia pure in misura, diversa, con il padre, che ha sempre avuto su lei un forte ascendente.

Il volume è certamente rivolto a un pubblico di lettori giovanissimi, e non pochi si ritroveranno nella protagonista Marta o nei turbamenti di altri studenti, personaggi ben delineati nel romanzo. Ma è anche una lettura utile per gli adulti, per quelle famiglie che si trovano a vivere situazioni più o meno simili a quelle descritte dall’autore. Non vi sono ricette per superare le crisi adolescenziali, non vi sono suggerimenti per gli adulti. Argilli si pone all’ascolto di Marta (è lei che parla in prima persona nel libro) e vorrebbe che tutti, pazientemente, ascoltassero: adulti e giovani.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/La scelta

La scelta
di Giovanni Pistoia

“Non ho sempre le idee chiare. Anzi. Capita che uno campa alla giornata e non se ne accorge mica di quello che gli succede intorno. Oppure, se ne accorge ma non lo sa spiegare se è una cosa cattiva o buona. Insomma, a 14 anni, quanti ce ne ho io, non ci metti tanta attenzione a certi fatti. Non ci pensi. E così ti ritrovi all’improvviso come me, che continuavo a fare le cose di sempre, quelle che mi diceva Pedro, il fratello mio più grande, che si chiama Pietro ma non gli piace; dice che è un nome da vecchio. Pedro lo sfizia, invece. È un nome da pistolero, come quelli che ha visto al cine e che si vede e rivede in cassetta. Quando funziona il videoregistratore. Pedro è un tipo che non scherza e io imparo da lui. Ho imparato un sacco di cose da lui, fino a quel giorno, quando tutto è cominciato e io non lo sapevo. Ecco: è una mattina di ottobre, dentro casa mia.”

Inizia così il romanzo di Luisa Mattia (www.luisamattia.com) dal titolo “La scelta. Storia di due fratelli”, pubblicato, nel 1999, dalle Edizioni Era Nuova di Perugia (www.edizionieranuova.it) nella collana “I Sassi magici. Ragazze & ragazzi”. L’autrice con questo testo ha vinto il premio di letteratura per ragazzi “Insula Romana” a conferma della bontà della collana e delle scelte editoriali fatte. Il libro, ristampato da Sinnos nel 2006 (www.sinnoseditrice.com), ha vinto il “Premio biennale Scrittrici per ragazzi Pippi”.

“Un libro è un viaggio. Ti porta verso mete inaspettate. Prendi un libro e sai che stai per partire. Dove arrivare? Non è domanda da farsi, quando si apre un libro”. Sono parole di Luisa Mattia in un breve saggio apparso nel volume “La letteratura per l’infanzia e la figura di Carmine De Luca”. Se un libro è di per sé un viaggio, lo è ancora di più un romanzo. Sarebbe delittuoso, nel tentativo di volerlo presentare ai lettori, soffermarsi sulla trama, raccontare i pregi e i difetti dei personaggi, svelare gli ambienti, fisici e psicologici, dentro i quali si svolgono i fatti. Si può solo consigliare la lettura di quelle pagine, suggerire di seguire con attenzione l’evolversi degli episodi, introdursi nell’animo dei protagonisti trasportati dalla sensibilità della scrittrice.

Il libro è avvincente, appassiona. Cerchi di intuire “quello che succede dopo” e speri che tutto finisca nel migliore dei modi. È un testo che invita alla riflessione. Rivolto, soprattutto, ai ragazzi dell’età della scuola media, è utile per genitori e educatori: se, infatti, i personaggi dei fatti narrati da Luisa sono giovani (Antonio, il protagonista principale, è appena quattordicenne), sullo sfondo non mancano gli adulti con il loro carico di responsabilità verso i protagonisti degli eventi narrati. Il linguaggio è sobrio, non mancano espressioni dialettali o, comunque, di un italiano parlato: ciò rende i personaggi ben calati nel proprio ambiente e le descrizioni, che emergono dalla penna dell’autrice, realistiche. Il lettore si sente coinvolto e partecipe dei destini di una realtà umana e territoriale.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/Timpetill

Timpetill
di Giovanni Pistoia

Primavera del 1966. Una nevicata “violenta e improvvisa” fa crollare il tetto di un locale dove Tullio De Mauro e i suoi fratelli maggiori conservano i giochi e i libri dell’adolescenza. Quasi tutti i libri legati all’infanzia di uno dei più autorevoli studiosi italiani vanno perduti. Tra i pochi che riescono a salvarsi dalla nevicata romana uno dei testi più cari: “Timpetill. La città senza genitori”.


Questo libro è stato più volte letto da De Mauro. Lo ha riletto con i figli. Cresciuti i figli, il libro è ritornato in un angolo della biblioteca, non dimenticato.

Poi, un giorno, due amici di De Mauro, Pino Boero e Carmine De Luca, cominciano a lavorare al manuale di Letteratura per l’infanzia. De Mauro si ricorda del suo amato “Timpetill”, sa che non è più in commercio e vorrebbe suggerire ai due studiosi di occuparsene. Con timore De Mauro decide di prestarlo a Carmine. Perché con timore? Il perché è spiegato dallo stesso De Mauro: “Ho molto affetto, stima e ammirazione per Carmine De Luca. E ho un grande amore per questo libro. Si sarebbero piaciuti? Oppure l’incontro non sarebbe avvenuto e avrei sofferto, per l’uno e per l’altro?” L’attesa dura poco. Carmine si fa sentire: il libro gli è piaciuto. “Strapiaciuto”.

Ma chi è l’autore del libro? Carmine con “fiuto e tenacia di segugio” scopre tutto. Non solo: trova anche la casa editrice disponibile a ripubblicarlo. E così, nell’aprile del 1997, per le Edizioni Era Nuova di Perugia, il volume viene stampato. La presentazione è di Tullio De Mauro, che racconta le sue vicende “private” legate al libro. L’introduzione, come al solito, puntuale e rigorosa, è di Carmine De Luca. Con quella pubblicazione s’inaugura una nuova collana.

“Carmine, a cui la mia casa editrice deve moltissimo, - ci scrive Paolo Alessandro Lombardi delle Edizioni Era Nuova - ha ideato, curato e diretto la collana di libri per ragazzi “I Sassi Magici. Ragazze e Ragazzi” pensando a dei testi, non necessariamente ristampe di vecchi classici, dove valori importanti per l’educazione adolescenziale, come la solidarietà, l’amicizia, il senso della responsabilità, il rispetto per gli altri, la voglia di mettersi alla prova, la scoperta del senso positivo delle cose, fossero presenti nonostante alcune mode e proposte editoriali che già negli anni ’90 strizzavano l’occhio ai comportamenti trasgressivi, ma conformisti, delle giovani generazioni”.

Poi Carmine lascia tutto e tutti: un incantesimo lo porta via. Ma quella collana continua il suo cammino. Dopo quel volume ne vengono pubblicati altri: Marta quasi donna di Marcello Argilli, La scelta di Luisa Mattia, Piccoli vagabondi di Gianni Rodari, La Bottega di mastro Pietro e Una Rete tutto d’oro, ambedue di Franco Monacchia (quest’ultimo è fra i finalisti del prestigioso Premio di Narrativa per ragazzi “Bancarellino”). Mi accorgo di non aver parlato del contenuto di Timpetill. Sarà per un’altra volta. Intanto, chiedetelo in libreria. 
Buona lettura.
(22 ottobre 2007)

passeggiando tra i libri/L'Albero delle Fiabe

L’Albero delle Fiabe
di Giovanni Pistoia

Povera Quapé, paperetta distratta e sfortunata! Segue i fratellini e la mamma ma inciampa, cade e dà una zuccata a un pezzo di legno. La mamma e i fratellini non si accorgono di quello che è successo e proseguono il loro cammino. Quapé si rialza a fatica, è molto confusa, cerca la mamma, ma non ricorda più il suo volto… Quapé, paperetta distratta e senza memoria, ritroverà la mamma, che, intanto, disperata, la cerca tra i canneti del lago? Come finirà questa brutta storia? Lo volete sapere? Non ve lo dico.

Vi racconto, invece, la storia della ranocchia Melodilla. Melodilla ama stare a mollo, come fanno tutte le rane del mondo. Ama cantare o, meglio, si diletta a fare il suo gro gro, come fanno tutte le rane del mondo. Ma qui cominciano i guai: Melodilla ha una voce potente e quando fa gro gro scappano tutti, e tutti in coro si lamentano con lei. E la ranocchietta, mortificata, chiude la bocca e si allontana per non disturbare. Se ne va in un altro posto. Purtroppo anche da qui viene allontanata. Sconsolata, Melodilla se ne riparte e si ferma nei pressi di una palude triste e sperduta. Qui, forse, non ci abita nessuna creatura: né anatre né uccelli né insetti. Ma non è così. È una ranocchia diversa dalle altre, Melodilla, ma deve pur vivere, deve pure far gro gro. A questo punto… a questo punto mi sono rattristato anch’io per la solitudine di Melodilla: non vi dico più niente.

Voglio, però, dirvi qualche cosa di un’altra storia, una storia che comincia così: “C’era una volta uno zoo. Nelle gabbie c’erano gli animali. Quando lo zoo era chiuso, di sera, gli animali si parlavano un po’, da una gabbia all’altra. L’elefante chiedeva: ‘Giraffa, come va?’ E la giraffa rispondeva: ‘Da mangiare ce n’è, ma…” E taceva. La sera dopo, la zebra chiedeva: ‘Elefante, come va?’ E l’elefante: ‘Da bere ce n’è, ma…’. La sera dopo, la giraffa chiedeva: ‘Ehi, zebra, come va?’ E la zebra: ‘Spettatori ce n’è, ma…’ E taceva”. Cosa volevano dire gli animali con quei silenzi?

Se volete una risposta a tutti questi interrogativi, non dovete fare altro che leggere o farvi leggere le divertenti fiabe di Roberto Piumini (www.robertopiumini.it), uno dei più bravi e fantasiosi autori di storie per l’infanzia, e non solo, che la De Agostini (www.deagostini.it) sta pubblicando in una ricca collezione dal titolo “L’Albero delle Fiabe”.

La prima fiaba, “Le mamme di Quapé”, è apparsa nelle librerie nel gennaio 2007, e, poi, “La ranocchia Melodilla”, “Il treno del circo”, “Il delfino dei sogni”, “La lumaca e il vermottolo” e, così, fantasticando. La raccolta comprende fiabe inedite, i fascicoli sono illustrati a meraviglia. Non solo: allegati ai volumetti vi sono tanti giochi in legno, che rappresentano i protagonisti delle fiabe: trenini, allegri delfini, giraffe colorate, trottole, coccinelle, scatole magiche… Un mondo affascinante per i piccoli, che possono giocare con i personaggi delle fiabe lette e con loro creare nuove storie. Per saperne di più, basta una e-mail alla fondazione De Luca.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/Ho visto un Re

Ho visto un Re
di Giovanni Pistoia

I poveri diavoli, qualunque cosa loro accada, non devono affliggersi mai. Non devono piangere, non devono manifestare malessere o sconforto. Figuriamoci, poi, pensare, solo pensare, di protestare. Se i poveri diavoli, che stanno sulla terra, subiscono qualche torto non devono versare lacrime. Perché? Perché il loro triste umore avvilirebbe, rattristerebbe il ricco o, comunque, chi detiene il potere. E il povero diavolo non può fare una cosa del genere al potente di turno. Non può, per colpa sua, recare un qualche sia pur piccolo dispiacere a chi sta sopra di lui.

Il povero diavolo deve stare sempre allegro, anche quando il suo cuore piange. Lo deve fare per il Re, per chi, insomma, sta in alto, molto in alto.

Sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re.
Fa male al ricco e al cardinale,
diventan tristi se noi piangiam!

Il vescovo, il re, il ricco, l’imperatore e persino il cardinale hanno rovinato il povero contadino. Gli hanno portato via tutto: la casa, la mucca, il violino, persino una scatola di cachi e, per finire, anche una radiolina innocente e, guarda un po’, anche i dischi (ohibò!) di Little Tony. Ma non è tutto: gli hanno portato via un figlio, partito per fare il soldato, e, povero diavolo di un contadino, perfino la moglie. Già, dimenticavo, aveva il buon villan, anche un maiale. Lo avranno certamente lasciato. Macchè! Gli hanno portato via anche quello. Chi sa quanti pianti avrà fatto il contadino! Proprio per niente. Rideva. Rideva. Rideva: era diventato pazzo? Ma no, ride perché sempre allegri bisogna stare, perché il pianto non deve disturbare il re, il ricco, l’imperatore.

E se un danno lo subisce un ricco, se tra di loro succede qualcosa? In quel caso il povero diavolo può almeno ridere? Ma no, non può. Perché se un potente subisce una magagna, che dico, un torto, da parte di un altro ancora più importante, la tristezza di quel potente finisce per ricadere sul povero diavolo. E, poi, non è giusto che un povero diavolo lasci solo e triste un ricco divenuto un po’ meno ricco per colpa di un ricco ancora più ricco di lui.

Pensate un po’: un re piangeva (poveretto!) perché l’imperatore gli aveva portato via un bel castello. Eppure quel re possedeva appena trentadue castelli. Giustamente il re piangeva, e piangeva anche il suo cavallo. Volete che il povero diavolo e persino il cavallo del re non sentissero sulla propria pelle il penoso danno subito da quel re per l’atto dell’imperatore?

Questo graffiante, amaro e divertente raccontino è di Dario Fo e si può leggere nel libro “Ho visto un Re”, pubblicato da Gallucci nel 2006 (
www.galluccieditore.com). Si tratta di un albo riccamente illustrato da straordinari disegni di Emanale Luzzati, che dà alla buffa favoletta un tocco di magia. Nel CD allegato è riportata la canzone originale “Ho visto un re” cantata da Enzo Jannacci. Il testo, dal linguaggio semplice e burlone, può contribuire a spiegare ai bambini, con l’aiuto dell’educatore, i guasti dei privilegi e gli abusi del potere.

(22 ottobre 2007)


passeggiando tra i libri/La favola della vita

La favola della vita
di Giovanni Pistoia

La chiamava “la ragazza delle arance”. Chi era quella bella, disinvolta, misteriosa ragazza che giocava con il suo cuore? Comparve all’improvviso con il suo carico di arance e, poi, sparì. Ma lui la cercò. Come poteva trovarla in una grande città? Di lei non conosceva nulla. Eppure si incontrarono. Qualche sguardo. E il cuore pulsò, magicamente, più del solito.

“Era più bassa di me di una decina di centimetri, aveva lunghi capelli scuri e occhi castani, e doveva avere circa diciannove anni come me. Alzò lo sguardo e mi fece come una specie di cenno con la testa, senza però fare il minimo movimento, e al tempo stesso sorrise in maniera ammiccante e maliziosa, quasi come se ci conoscessimo già, o, non esito a dirlo, come se una volta, molto molto tempo fa, avessimo trascorso insieme un vita intera, solo lei e io. Era come se questa storia fosse stata scritta nei suoi occhi castani.
Il suo sorriso aveva fatto comparire un paio di fossette sulle sue guance e, anche se non per questo motivo, pensai che ricordava uno scoiattolo, almeno per la sua dolcezza. Se davvero avevamo passato una vita insieme, forse era stato come due scoiattoli su un albero, pensai, e questo pensiero, cioè di una vita giocosa da scoiattolo assieme alla misteriosa Ragazza delle arance, non era affatto spiacevole.”

“La Ragazza delle arance” di Jostein Gaarder, pubblicato da Superpocket nel 2006 (www.superpocket.it) è un romanzo d’amore, un canto alla vita anche se si sta per dirle addio, alla tenerezza dei sentimenti. È il racconto dell’incanto davanti alla luminosità di un’alba, al fascino di un tramonto, al miracolo della velocità di un calabrone, ai segreti dell’universo e alla caparbia volontà dell’uomo, pur nella sua limitatezza, di carpirne i suoni, le voci nascoste. È l’amore di un padre, che ha lasciato, dolorosamente, un figlio di quattro anni e che attraverso una lunga lettera “parla” con lui undici anni dopo. È l’amore di un figlio, che ricorda appena il volto del padre andato via troppo presto e ritrovato, dopo anni, in un racconto scritto per lui.

Ma il protagonista del libro non è il bambino divenuto un ragazzo di quindici anni né un padre che vuole vivere al di là del tempo che gli è stato concesso. Non lo è neanche quella curiosa ragazza che amava stringersi sul petto sacchetti d’arance, nascondersi, come uno scoiattolo, ed essere cercata, che appariva come una fata vestita di rosso fiammante “come la buganvillea che stavo guardando lungo un alto muro in fondo alla piazza”, nella bella Siviglia.

Per l’autore le storie che intreccia, gli amori e i personaggi che descrive sono un pretesto: protagonista del romanzo è la favola della vita. Cosa muove un capriolo che ti fissa e poi scompare? Cosa ci raccontano i fenicotteri rossi, che depongono le uova? E le gazzelle che agili percorrono la savana africana? “Quale è la forza insondabile che decora la terra con fiori di tutti i colori dell’arcobaleno, e che orna il cielo notturno con un prezioso pizzo fatto di stelle scintillanti?”

(22 ottobre 2007)