domenica 25 novembre 2007

passeggiando tra i libri/La grammatica è una canzone dolce

La grammatica è una canzone dolce
Giovanni Pistoia

“L’ospedale? Un ospedale per le parole? Non riuscivo a crederci. D’un tratto, mi vergognai. Qualcosa mi diceva che eravamo noi umani i responsabili delle loro sofferenze. Sapete, un po’ come quegli indiani d’America morti per le malattie portate dai conquistatori europei.
Non ci sono né astanteria né infermieri in un ospedale di parole. I corridoi erano deserti. Ci guidavano soltanto le luci azzurrine delle lampade notturne. Nonostante le cautele, le nostre suole zigavano sul pavimento.
Quasi in risposta, si udì un rumore debolissimo. Due volte. Un gemito soffocato. Passava da sotto una porta, come una lettera fatta scivolare con discrezione, per non disturbare.
Il signor Enrico mi lanciò una rapida occhiata e decise di entrare.
Era lì, immobile sul letto, la frasetta ben nota, fin troppo nota:

Ti
amo

Due paroline magre e pallide, pallidissime. Le cinque lettere risaltavano a malapena sul candore delle lenzuola. Due parole collegate ciascuna da un tubo di plastica a un flacone pieno di liquido.
Ebbi l’impressione che la frasetta ci sorridesse.
Mi parve che ci parlasse:
“Sono un po’ stanca. A quanto pare ho lavorato troppo. Devo riposare”.
“Su, su, Ti amo” rispose il signor Enrico. “Ti conosco. Da quando sei nata. Sei forte. Qualche giorno di riposo e sarai di nuovo in piedi”.

(…)

“Povera Ti amo. Riusciranno a salvarla?”
Il signor Enrico era sconvolto quanto me.
Avevo le lacrime in gola. Non riuscivano a salire fino agli occhi. Noi ci portiamo dentro lacrime pesantissime. E, queste, non potremo mai piangerle.
“… Ti amo. Tutti dicono e ripetono ‘ti amo’. Ricordi il mercato? Bisogna trattare con cura le parole. Non ripeterle a ogni piè sospinto. Né usarle a casaccio, l’una per l’altra, raccontando bugie. Altrimenti si logorano. E, a volte, è troppo tardi per salvarle.”

È uno dei passaggi più belli, a mio avviso, del romanzo la grammatica è una canzone dolce di Erik Orsenna, edito da Salani. Un libro di appena 139 pagine: simpatico (può essere “simpatico” un libro? Penso di si), accattivante, certamente un po’ anomalo. Pagine dallo stile brillante, che hanno come protagonista principale… la parola, si, proprio così, la parola, senza la quale ognuno di noi sarebbe un deserto.

L’avventura comincia con Giovanna, che, insieme al fratello Tommaso, il quale, come dice la sorella, pur appartenendo “a una razza globalmente maligna (i maschi), ha dovuto imparare a rispettarmi”, naufraga su un’isola tutta speciale. Un’isola bellissima? Certamente. Ma anche un luogo abitato dalle parole: negozi che vendono parole, un municipio per celebrare matrimoni tra sostantivi e aggettivi, un ospedale anche per le parole malate e, soprattutto, una fabbrica per costruire le frasi. Un vera città dove le parole hanno un’anima, esprimono sentimenti.

Un omaggio, questo libro di Orsenna, alle parole, alla lingua:

“La vostra lingua è la vostra patria. Imparatela, inventatela. Sarà per tutta la vita la vostra amica più cara”.

Ma le parole, ammonisce l’autore, sono come le note, non basta metterle insieme:

“Senza regole, niente armonia. Niente musica. Soltanto rumori. La musica ha bisogno di solfeggio, così come la parola ha bisogno di grammatica”.

La grammatica, appunto. A volte presentata così male a scuola, eppure così umana nelle parole di Orsenna!

Erik Orsenna
la grammatica è una canzone dolce
Salani editore (
http://www.salani.it/)
prima edizione, agosto 2002
quarta ristampa, marzo 2007

Traduzione e adattamento di
Francesco Bruno
Illustrazioni di Fabian Negrin

Per informazioni sui romanzi:
http://www.infinitestorie.it/

Foto: la copertina del libro

(25 novembre 2007)

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