domenica 21 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Volevo dirti che...

Volevo dirti che...
di Giovanni Pistoia

Nel paese c’è festa patronale. Una delle tante disseminate sul territorio. Il sole ricorda ancora che l’estate è andata via da poco. Sul lungo balcone che guarda la ferrovia, due ragazzini giocano: si ostinano a suonare una trombetta di plastica e un organetto, ambedue acquistati alle bancarelle, che animano i festeggiamenti. Lungo il corso, inghirlandato da archi luminosi, il popolo si esibisce nel tradizionale viavai. Ragazzi sbucano dai viottoli occupati da improvvisati ambulanti di colore, mentre rivoli di acque s’infiltrano tra i tacchi delle ragazzine, con l’ombelico al vento settembrino. Sul balcone i due ragazzini danno fiato ai loro strumenti e resistono agli inviti della zia, che desidera riportarli tra i colori della festa. Uno dei due sembra il più deciso: vuole restare a casa a vedere la televisione oppure a giocare con la playstation. Camminare, dice, lo stanca.

Le relazioni tra i bambini e la televisione sono gli argomenti affrontati in un piccolo volume da Paolo Landi dal titolo “Volevo dirti che è lei che guarda te. La televisione spiegata a un bambino”, Bompiani, 2006, (www.bompiani.rcslibri.it). Più che un libro è un discorso fatto tutto di un fiato. E, d’altra parte, si legge tutto di un fiato. È preferibile, però, farlo con calma, senza fretta. Fermarsi ai punti e riflettere un po’. Non perché difficile ma perché scritto con semplicità disarmante. Non è rivolto, in effetti, ai bambini. È indirizzato agli adulti, genitori e educatori, pedagogisti e psicologi. Non è, però, precluso ai ragazzi, che se vogliono possono leggerlo. (Sfogliarlo, in un’aula scolastica, maestri e alunni, darebbe l’occasione per ascoltare i commenti dei “consumatori”). Un altro libro contro la televisione? Beppe Grillo, nella breve introduzione, afferma il contrario. La pensa, così, anche Concita De Gregorio (La Repubblica delle Donne, 26 agosto 2006), sottolineando che Landi ha voluto denunciare gli eccessi della televisione, evidenziandone i contenuti negativi e gli altissimi indici di pubblicità. La perentorietà delle affermazioni di Landi, fanno pensare, in realtà, ad un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del mezzo. Il linguaggio secco e duro dell’autore non ammette dubbi. Niente di nuovo negli argomenti ma è un dato che, sempre più, piccoli e adolescenti, sostituiscono gli svaghi, le letture, il contatto con gli amici, con la tivù. Piccoli adulti crescono obesi sotto la luce bluastra dello strumento, sdraiati su comodi divani a mangiucchiare merendine propagandate dagli spot pubblicitari, che impongono ogni consumo: le scarpe, lo zaino, i quaderni, il vestito, la bibita, e così via. Lo scintillio rapido delle fasce luminose trasmette immagini ma non fa sviluppare l’immaginazione, ammazza la fantasia e la creatività, ipnotizza i cervelli, ruba il tempo al divertimento, ai giochi, alla fantasia.

“Nessuno dovrebbe mai sedersi accanto ad un bambino a guardare la tv, tutti dovrebbero invece distogliere un bambino dal guardare la tv. La televisione non serve ai bambini, sono i bambini che servono alla televisione.” Nessun intento pedagogico e educativo può derivare dall’ascolto della tv. Fabbrica il pubblico a sua immagine. Il suo intento è creare “spettatori consumatori”. Landi non usa mezze parole. La televisione ha tolto i segreti all’infanzia e senza segreti l’infanzia non esiste più.
(21 ottobre 2007)

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