lunedì 22 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/La favola della vita

La favola della vita
di Giovanni Pistoia

La chiamava “la ragazza delle arance”. Chi era quella bella, disinvolta, misteriosa ragazza che giocava con il suo cuore? Comparve all’improvviso con il suo carico di arance e, poi, sparì. Ma lui la cercò. Come poteva trovarla in una grande città? Di lei non conosceva nulla. Eppure si incontrarono. Qualche sguardo. E il cuore pulsò, magicamente, più del solito.

“Era più bassa di me di una decina di centimetri, aveva lunghi capelli scuri e occhi castani, e doveva avere circa diciannove anni come me. Alzò lo sguardo e mi fece come una specie di cenno con la testa, senza però fare il minimo movimento, e al tempo stesso sorrise in maniera ammiccante e maliziosa, quasi come se ci conoscessimo già, o, non esito a dirlo, come se una volta, molto molto tempo fa, avessimo trascorso insieme un vita intera, solo lei e io. Era come se questa storia fosse stata scritta nei suoi occhi castani.
Il suo sorriso aveva fatto comparire un paio di fossette sulle sue guance e, anche se non per questo motivo, pensai che ricordava uno scoiattolo, almeno per la sua dolcezza. Se davvero avevamo passato una vita insieme, forse era stato come due scoiattoli su un albero, pensai, e questo pensiero, cioè di una vita giocosa da scoiattolo assieme alla misteriosa Ragazza delle arance, non era affatto spiacevole.”

“La Ragazza delle arance” di Jostein Gaarder, pubblicato da Superpocket nel 2006 (www.superpocket.it) è un romanzo d’amore, un canto alla vita anche se si sta per dirle addio, alla tenerezza dei sentimenti. È il racconto dell’incanto davanti alla luminosità di un’alba, al fascino di un tramonto, al miracolo della velocità di un calabrone, ai segreti dell’universo e alla caparbia volontà dell’uomo, pur nella sua limitatezza, di carpirne i suoni, le voci nascoste. È l’amore di un padre, che ha lasciato, dolorosamente, un figlio di quattro anni e che attraverso una lunga lettera “parla” con lui undici anni dopo. È l’amore di un figlio, che ricorda appena il volto del padre andato via troppo presto e ritrovato, dopo anni, in un racconto scritto per lui.

Ma il protagonista del libro non è il bambino divenuto un ragazzo di quindici anni né un padre che vuole vivere al di là del tempo che gli è stato concesso. Non lo è neanche quella curiosa ragazza che amava stringersi sul petto sacchetti d’arance, nascondersi, come uno scoiattolo, ed essere cercata, che appariva come una fata vestita di rosso fiammante “come la buganvillea che stavo guardando lungo un alto muro in fondo alla piazza”, nella bella Siviglia.

Per l’autore le storie che intreccia, gli amori e i personaggi che descrive sono un pretesto: protagonista del romanzo è la favola della vita. Cosa muove un capriolo che ti fissa e poi scompare? Cosa ci raccontano i fenicotteri rossi, che depongono le uova? E le gazzelle che agili percorrono la savana africana? “Quale è la forza insondabile che decora la terra con fiori di tutti i colori dell’arcobaleno, e che orna il cielo notturno con un prezioso pizzo fatto di stelle scintillanti?”

(22 ottobre 2007)


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